Foibe, Ambrogino d’Oro a Piero Tarticchio: lo zio torturato dai partigiani titini, il padre sparì nel nulla

9 Dic 2022 9:05 - di Mia Fenice
Foibe

Premiato a Milano nel giorno di Sant’ Ambrogio, Piero Tarticchio,  86 anni, testimone vivente delle Foibe: ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro. Riconoscimento che gli è stato finalmente tributato da Palazzo Marino, su proposta di Samuele Piscina della Lega. Una storia di dolore la sua. Nato 86 anni fa a Gallesano, a nord di Pola che allora era Italia, Tarticchio è l’artista che ha realizzato il primo monumento a Milano  a piazza della Repubblica, dedicato alle vittime delle Foibe. È l’esule istriano che tiene viva la memoria.

Foibe, la storia di Piero Tarticchio

Come riporta Il Giornale, da bambino dovette assistere al funerale dello zio, don Angelo che era stato torturato dai partigiani titini. Poi un anno dopo il padre fu portato via da tre uomini armati della polizia politica di Tito: sparì nel nulla, senza neanche avere una tomba.  Sette familiari di Piero Tarticchio sono stati infoibati. «E la battaglia di Piero è stata il ricordo di quell’orrore. Contro l’oblio, contro la mistificazione della sinistra. Un impegno costante, lungo decenni, per rimarginare quella ferita», scrive il quotidiano milanese. È un uomo simbolo per la sua storia e la sua opera. «Sono stato felice di questa onorificenza – ammette parlando con Il Giornale – Per me non cambia molto, io proseguo con la mia attività, ma mi ha fatto piacere, anche e soprattutto per la nostra gente, per il nostro mondo».

Il suo racconto

E poi ancora. «Di soddisfazioni ne abbiamo avute poche e la dice lunga il fatto che quel monumento sia stato realizzato dopo oltre 20 anni di tribolazioni e delusioni, per la mancanza di attenzione delle istituzioni. Il comitato ha fatto tutto, Romano Cramer si è battuto con grande determinazione, la finanziatrice è stata Diana Bracco, che ha voluto raccogliere l’eredità del padre, Fulvio, un esule istriano che nell’arco della sua vita è stato molto generoso con i suoi conterranei. Milano infine si è riscattata, quando io ormai avevo quasi perso la speranza».

«L’Italia in passato con è stata benevola con noi esuli»

Piero Tardicchio ricorda ancora. «Anche l’Italia non è stata benevola in passato verso noi esuli – dice come riporta Il Giornale – basti pensare all’immediato dopoguerra, quando si trattava di accogliere quelle famiglie, che avevamo una sola colpa: aver voltato le spalle al paradiso comunista di Tito. Per un partito comunista forte come lo era il Pci, era abbastanza per tacciarci tutti di essere reazionari e fascisti. Ecco perché gli esuli furono accolti in quel modo. Con le sassaiole, o con le manifestazioni ostili in cui – mia zia lo ricorda nel suo diario – contro gli esuli si agitavano le bandiere rosse e le grida: “Non vi vogliamo”, “il vostro posto è nelle foibe”. Pensate – dice ancora – a come dovevano sentirsi quegli italiani, che avevano il sogno dell’Italia, un sogno di libertà in un’Italia creduta madre, che per volontà di qualcuno mostrò il cuore duro della matrigna. Avevamo abbandonato tutto: terra, casa, amici, parenti nei cimiteri, o nelle foibe. Fu terribile». Per poi concludere: «Ma oggi sono felice».

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