Covid, la Cina fa paura: all’aeroporto di Malpensa tornano i tamponi per chi arriva dal Paese

27 Dic 2022 20:53 - di Natalia Delfino
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A Malpensa tornano i tamponi per chi arriva dalla Cina: la decisione è stata assunta dalla Ats Insubria, su indicazione della Regione Lombardia, alla luce dell’aumento dei contagi Covid nel Paese. Entrata in vigore ieri, la misura resterà in uso, allo stato attuale, fino al 30 gennaio. La direzione generale welfare della Regione ha comunque precisato che «la richiesta non è obbligatoria». «Si tratta di una misura di prevenzione che serve anche ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico», si legge in una nota, che sottolinea come «al momento sono stati eseguiti 210 tamponi. È stato già avviato il sequenziamento e domani si avranno i primi risultati». Malpensa è il primo aeroporto in Italia e in Europa a introdurre la misura.

A Malpensa obbligo di tampone molecolare per chi arriva dalla Cina

«Si registra nel Paese un elevato numero di infezioni da Covid con la conseguente forte pressione per il sistema sanitario cinese», si legge nell’avviso pubblicato su “Viaggiare sicuri“, al quale rimanda lo stesso sito dell’aeroporto. Nel testo si informano i passeggeri del fatto che «la Regione Lombardia ha dato indicazione alla Ats Insubria, di riferimento per l’aeroporto di Malpensa, di sottoporre a tampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina. Tale disposizione ha attivazione immediata con scadenza 30 gennaio 2023 salvo diversa rivalutazione della situazione epidemiologica».

Non solo la Lombardia, anche il Giappone decide una stretta

Anche il Giappone ha annunciato una stretta sui controlli: chiunque arriverà dalla Cina dovrà effettuare un tampone per rilevare il Covid-19. Se positivo, dovrà isolarsi per sette giorni in un centro di quarantena. I controlli di emergenza alle frontiere diventeranno operativi da venerdì, ha spiegato il premier Kishida Fumio, segnalando anche una diminuzione dei collegamenti aerei tra Cina e Giappone.

Nel Paese picco di contagi, ma Pechino riapre ai viaggi

La decisione di rendere più serrati i controlli sui passeggeri che arrivano dalla Cina giunge mentre nel Paese si registra un picco di casi, stimati in 250 milioni in venti giorni, e ciononostante Pechino allenta le misure restrittive sui viaggi, annunciando che dall’8 gennaio 2023 finirà lo stop alla quarantena per i viaggiatori in arrivo nel Paese, i quali dovranno solo mostrare l’esito negativo di un tampone molecolare effettuato entro 48 ore prima della partenza.

Clementi: «La Cina paga la politica “Zero Covid”. Singolare la tempistica degli allentamenti»

«La Cina paga un prezzo per aver fatto una strategia diversa da tutto il resto del mondo, quella dello “zero Covid”, in accoppiata con un vaccino inefficace», ha sottolineato all’Adnkronos il virologo Massimo Clementi. «Speriamo che questo non determini un cambiamento genetico del virus», ha aggiunto l’esperto, sottolineando che «il problema della Cina è che è tutto un po’ sfumato dal fatto che non capiamo bene» la situazione. «Prima c’è questa volontà draconiana di perseguire Zero Covid e adesso, improvvisamente, tutti liberi. Questo sembra un po’ singolare. Ci sono delle motivazioni: si sono accorti che l’approccio ha isolato la Cina, anche economicamente. Tutto questo, però, non è avvenuto in un momento soltanto, è avvenuto nel tempo. Ed è un po’ singolare – ha concluso Clementi – che per un Paese così grande ci sia una decisione così improvvisa».

Bassetti: «La situazione Covid in Cina mi preoccupa, vanno aiutati a uscirne»

«La situazione Covid in Cina a me preoccupa moltissimo: sono un miliardo e mezzo di persone e, con un virus che contagerà probabilmente il 50% circa della popolazione, si pensi a quanti giri farà questo patogeno», ha detto poi Matteo Bassetti, sottolineando che «il rischio è di avere un “fuoco di ritorno” delle persone che viaggeranno e arriveranno qua e che magari potranno portare delle varianti più contagiose, anche se speriamo non più pericolose». «Del resto, però, se una variante è resistente alle vaccinazioni è automaticamente più pericolosa e mi auguro che tutto questo non succeda», ha proseguito, auspicando un intervento dell’Oms e della comunità internazionale, attraverso l’invio di vaccini e antivirali efficaci, per «dare una mano alla Cina in questo momento» e prevenire il rischio che «se le cose vanno male in una parte del globo, ci tornino indietro in forma anche peggiore».

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