Torino, stupro al campus universitario: 17enne senegalese confessa. Le prove lo incastrano

15 Nov 2022 11:44 - di Greta Paolucci
senegalese

Alla fine ha confessato: il senegalese 17enne accusato dello stupro inferto alla studentessa nel campus universitario di Torino si è arreso alle prove che lo inchiodano. E ha riconosciuto le sue responsabilità. Di più. In base a quanto riferisce il Tgcom 24 sulla vicenda, e alle spiegazioni dell’avvocato Giuseppe Vitello dello Studio Associato Legale Mirate di Asti che difende lo straniero minorenne, insieme al collega Gianluca Bona, «il ragazzo è apparso frastornato. Si è reso comunque conto della gravità della vicenda. Quindi ha ammesso il fatto. Riservandosi una più approfondita descrizione, una volta fatta maggior mente locale dell’accaduto, di quanto avvenuto quella sera».

Torino, stupro al campus universitario: il 17enne senegalese confessa

Una sera drammatica che difficilmente la vittima del giovane riuscirà a dimenticare. L’aggressione, come noto, risale al 30 ottobre scorso. Quando uno sconosciuto che nulla aveva a che vedere con la residenza per studenti “Paolo Borsellino”, gestito dall’Edisu a due passi dal Politecnico, si introduce furtivamente nello stabile. E, dopo aver girovagato a caso tra rampe di scale e corridoi bussando casualmente a varie porte, si ferma al nono piano. E decide di sostare davanti all’uscio della stanza della vittima. Una giovane di 23 anni che, credendo che un compagno o una compagna di studi la stesse cercando, apre la porta e subisce immediatamente l’aggressione.

Il senegalese sospettato dell’abuso si è arreso alle prove che lo inchiodano

Una violenza incontenibile, un terrore paralizzante, lo choc e la forza della sopraffazione garantiscono la fuga indisturbata dell’aggressore che, compiuto l’abuso, si allontana dalla scena del crimine, facendo perdere le sue tracce. Peccato per lui, però, che il 17enne senegalese che in quegli istanti in cui pensava solo a guadagnare l’uscita e garantirsi salvezza e anonimato, non abbia fatto i conti con i residui di materiale biologico che aveva appena lasciato sul corpo e sugli indumenti della sua vittima. La quale, al pronto soccorso dove si è recata per farsi visitare, ha lasciato una serie di prove andate a corroborare il quadro accusatorio contro il minorenne straniero.

I legali dell’accusato: «Si è reso conto della gravità della vicenda e ha ammesso il fatto»

Prove che, alla luce degli accertamenti scientifici del caso, come l’esito del test di comparazione genetica che ha fugato ogni dubbio sull’identikit dell’offender: 17 anni, con dei precedenti per furto. E unitamente allo studio dei filmati che le telecamere di sorveglianza interne alla residenza universitaria, e quelle delle vie adiacenti, hanno registrato. Hanno contribuito a inchiodare il senegalese che, alla fine, non ha potuto far altro che confessare. Riconoscendo l’attendibilità dei sospetti degli inquirenti. L’inconfutabilità delle analisi scientifiche. L’incontestabilità dei filmati registrati. E, purtroppo, l’irreversibilità di un atto brutale che ha ferito per sempre una giovane donna.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *