La scrittrice iraniana Nafisi: “Il regime ha paura di noi. Le donne in piazza sono pronte a tutto”
In Iran la violenza è all’ordine del giorno, durissima la repressione del regime degli ayatollah contro le manifestazione che infiammano il paese in nome della libertà. Quelle dimostrazioni, scaturite dall’uccisione di Masha Amini, per avere indossato non correttamente il velo, hanno avuto un enorme impatto nel mondo. “Sono state un duro colpo al regime totalitario iraniano. Io sono molto arrabbiata: giovani stanno morendo, anche bambini di 10 anni. Ma sono piena di speranza. Perché le persone non hanno più paura. Ma è il regime che ha paura di loro”. Parola di Azar Nafisi, scrittrice iraniana di fama mondiale, è l’autrice del bestseller Leggere Lolita a Teheran. Oggi vive negli Stati Uniti dal 1997. Da quando è stata costretta a lasciare il suo paese.
Azar Naifisi: sono piena di speranza, ora il regime ha paura
Intervistata da il Giornale dice di guarda con nostalgia e con partecipazione alle donne che oggi scendono in strada. Usando il loro corpo “in modo politico, in maniera simbolica”. Rispetto al passato – osserva Nafisi – non sono sovversive solo in privato, ma anche fuori di casa. Sanno che con questa dittatura non hanno diritti e sono pronte a tutto. La Repubblica islamica, come tutti i regimi totalitari, è spaventata da chi ha immaginazione.” Ogni totalitarismo è contro la verità”, racconta la scrittrice, “i libri sono banditi perché sono sovversivi. Poeti, scrittori, giornalisti, artisti, registi, sono in prigione, sono stati ammazzati. Anche chi rimane in silenzio è complice del regime. Si uccide qualcuno quando se ne ha paura”.
“Mi manca il mio paese, ma ho portato i libri”
Da molti anni a Washingto, dice di provare ancora dolore quando pensa alla partenza da Teheran. “Fu molto triste. Mi mancano molte cose del mio Paese. Le montagne innevate, le persone. Ma ho portato con me i miei libri, i miei poeti. Quando andai in Gran Bretagna a 13 anni realizzai che non si possono portare tutte le cose materiali”. Troppo mordido o distratto l’Occidente di fronte agli stermini in Iran? “Le persone in Occidente a volte dimenticano che la libertà si ottiene combattendo, è una conquista. Per la libertà le persone vanno in prigione, muoiono. C’è una certa atrofia dei sentimenti”, osserva la scrittrice iraniana. Oltre al valore assoluto della libertà c’è la capacità di essere giusti e di rispettare gli altri. “Ci sono due caratteristiche importanti nell’uomo. La curiosità e l’empatia. Che in letteratura significa mettersi sempre nei panni dell’altro. Senza immaginazione non possiamo connetterci con gli altri. E senza immaginazione non ci sarebbe la musica dei giovani iraniani”.