Il vero incubo di Macron è l’asse Ppe-Ecr che rischia di metterlo all’angolo nell’Europarlamento

12 Nov 2022 15:35 - di Gabriele Alberti
Macron ppe Ecr

C’è qualcosa che mette in agitazione Macron ancora più del problema migranti. E sono gli equilibri europei che si potrebbero delineare intorno all‘asse Ecr-Ppe di cui venerdì abbiamo avuto un “assaggio” con la il colooquio romano tra Weber e il presidente del consiglio Giorgia Meloni. La reazione scomposta del presidente francese rientra soprattutto in ragioni di politica interna: Macron ha una maggioranza debole, guida un Paese in affanno economico, in ritardo sull’emergenza energetica. E attaccato da destra e da sinistra. Ma “proiettando lo sguardo sul piano europeo, c’è un altro fattore che rende un esecutivo di centrodestra a trazione Fratelli d’Italia problematico per l’attuale leadership francese”, scrive in uno scenario sulla Verità Martino Cervo. Lo sguardo è rivolto al 2024, quando si terranno le elezioni europee. Col la prospettiva molto probabile che per la prima volta potrebbe essere in dubbio la permanenza al potere dei socialisti all’Europarlamento.

Ecr, i conservatori della meloni tolgono il sonno a Macron

Con un buon successo -anche questo nell’ordine delle cose- di un avanzamento ulteriore dei Conservatori e riformisti europei, la formazione guidata da Giorgia Meloni, in aggiunta al successo del Ppe si ribalterebbero gli equilibri. E le due formazioni sarebbero loro “a dare le carte nella formazione della futura Commissione”. La prospettiva di un’alleanza Ppe-Ecr dal 2024 è un’ipotesi molto realistica: l’incontro più che cordiale tra Manfred Weber e Giorgia Meloni da un lato, i “buoni auspici del nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ne fanno fede. In questa ottica, Emmanuel Macron teme di essere messo ai margini dello scacchiere europeo.

Renew Europe di Macron rischia l’isolamento nel 2024

“Il presidente francese troverebbe sulla sua strada un formidabile rivale nell’occupazione di uno spazio politico sottratto ai socialisti a Strasburgo e Bruxelles. Il suo Renew Europe, cartello europeo che oggi conta 103 seggi e dove finirebbero anche i futuri eletti di Azione e Italia viva, punta ovviamente a dare le carte anche nella prossima Commissione, da una posizione di forza paragonabile al Ppe (che oggi ha 176 seggi)”. Ed ecco scattare la variabile che fa venire gli incubi a Macron. Se però questo ruolo lo prendesse Ecr, il quadro cambierebbe radicalmente. Il governo italiano è, in nuce, un esperimento che va esattamente in questa direzione: Forza Italia appartiene al Ppe, Fdi è peso massimo nel gruppo Ecr”.

Ecr e Ppe potrebbero “dare le carte” nella scelta del successore della von der Leyen

Fare oggi la voce grossa con l’Italia per guardare al futuro e indebolire l’alleanza Meloni-Weber: è questo il doppio tavolo su cui Macron si sta dibattendo. Se nel 2024 Ecr  ottenesse un buon risultato alle Europee, gli equilibri in Europa su cui Macron ha potuto dormire tra due guanciali si sovvertirebbero. Specificando: “Un Ecr ai livelli del Ppe e davanti a Renew Europe vorrebbe dire che l’Italia potrebbe avere voce in capitolo nella scelta del successore di Ursula von der Leyen. Con i socialisti fuori dai giochi e Macron in secondo piano”. Il 2024 non è vicinissimo ma neppure lontanissimo in un discorso di strategia politica di breve-medio termine. In più ci sono elementi non trascurabili, tutt’altro: l’ottimo rapporto tra il premier Meloni e Roberta Metsola, presidente del Parlamento. Colei, cioè che ha avallato ai vertici delle istituzioni proprio l’Ecr, coordinando l’elezione a proprio vice di Roberts Zile. “La mossa – è il ragionamento sulla Verità- ne farebbe una candidata naturale se l’asse fosse quello Ppe-Ecr”.

Macron e l’incubo che si scardinino gli equilibri dell’Europarlamento

Alla succcessione della Von der Leyen potrebbe ambire lo stesso presidente del Ppe Weber. Ma anche il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, del partito di centrodestra Nuova democrazia. “Sono loro tre, al momento, a giocarsi le probabilità di guidare il governo della Ue. E quindi a studiare da vicino le prospettive dell’alleanza tra popolari e conservatori”. Se il disegno riuscisse per Macron sarebbe l’isolamento. Per questo il presidente francese fa la voce grossa. Di certo,  gli farebbe comodo una crisi del governo italiano in tema migranti, che spezzasse sul nascere questo progetto di più ampie prospettive. Ma il governo italiano andrà avanti e Macron dovrà convivere a lungo con questo incubo.

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