Il “Domani” come Saviano: Aiuto! Meloni ci porta in tribunale. La querela riguardava Arcuri e le mascherine

23 Nov 2022 12:03 - di Vittoria Belmonte
Domani querela

Sulle orme di Roberto Saviano, il quotidiano di De Benedetti Domani sfodera l’arma vittimismo per difendersi da una querela fatta da Giorgia Meloni (quando non era premier ovviamente) e per la quale il direttore Stefano Feltri è stato rinviato a giudizio, assieme con il giornalista che firmò l’articolo, Emiliano Fittipaldi. Cosa aveva scritto un anno fa il giornale diretto da Stefano Feltri? Che Giorgia Meloni avrebbe raccomandato Fabio Pietrella (Confartigianato Moda) per una fornitura di mascherine presso l’ex commissario Arcuri. Tale fornitura tra l’altro non ebbe mai luogo.

Perché Meloni ha querelato il Domani

La leader di FdI annunciò subito querela, e ne spiegò le ragioni in una conferenza stampa. “A tutti quelli che mi interpellavano io dicevo di mandare una mail al braccio destro di Arcuri, questa non è una raccomandazione”. E ancora: “Vi faccio leggere le mie chat quando volete. Da questo ad arrivare a dire che io ho raccomandato terzi o degli amici ce ne passa… Intanto, io domani – annunciò la presidente di Fdi – deposito una querela per diffamazione ai danni del ‘Domani’. Non mi pare che sia quello che ha detto Arcuri, perché altrimenti anche lui avrà una querela per diffamazione, in questo caso per calunnia. Io sono stanca di questo modo bizzarro di fare giornalismo e di ritrovarmi sui titoli dei giornali così”.

La parola “raccomandazione” era forzata e inesatta

La querela fu depositata e ora c’è stato il rinvio a giudizio. La notizia non era inventata (Fittipaldi si basò su un verbale di Arcuri) ma la parola “raccomandazione” fu una forzatura per accostare il personaggio Meloni al business delle mascherine. Ovviamente il quotidiano non l’ha presa bene e oggi il Domani in un editoriale firmato da Gianfranco Pasquino accusa la premier Meloni di voler dare una lezione ai giornalisti che fanno inchieste scomode. E’ lecito pensare – scrive Pasquino – “che il capo del governo e i suoi avvocati intendano mandare un messaggio (di stampo ungherese): attenzione alle critiche e denunce, voi, giornalisti, non ve ne lasceremo passare una, ve le faremo pagare care. Poi saranno i giornalisti stessi, interiorizzato il messaggio, a decidere quanto vogliono esporsi”.

Il Domani sulle orme di Saviano

Ora, così come Saviano dovrebbe comprendere che un conto è la libertà di opinione e un altro è la libertà di insulto, anche i giornalisti che si sentono tanto “intimiditi” da una querela e pretendono di fare i martiri dovrebbero tenere conto della differenza che c’è tra libertà di inchiesta e libertà di forzare una notizia. Sparare un titolo ad effetto offendendo la reputazione di una persona è appunto una “diffamazione” e non si può fare, perché è un reato. Se ne ricava che, se ti arrivano troppe querele, non è che sei più coraggioso di altri che fanno il tuo mestiere, sei solo più incapace o più fazioso.

Si sentono giornalisti “intoccabili”

Ma al di là di questo l’obiettivo cui sembrano voler arrivare tutti questi critici della querela “intimidatoria” non è fare inchieste più liberamente, ma infangare più liberamente una persona che vincendo democratiche elezioni oggi fa il presidente del Consiglio. Non è che se sei stampa di opposizione hai diritto di scrivere cose senza verifica. E il Domani neppure interpellò Meloni sulla presunta “raccomandazione” di cui stava per dare notizia. Una regola che tutti i giornalisti conoscono, tranne quelli che, evidentemente, ritengono di far parte di una cupoletta di intoccabili.

 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *