Csm, Bongiorno traccia la linea per la riforma: «Se necessario, cambieremo la Costituzione»

12 Nov 2022 10:10 - di Francesca De Ambra
Bongiorno

Non è più il tema incandescente degli anni berlusconiani e neppure la clava fatta roteare sulla testa degli avversari dai grillini delle origini, ma la giustizia resta ancora un nervo scoperto della politica. Chiedere, per conferma, a Giulia Bongiorno, neoeletta presidente della commissione che al Senato si occuperà di tutto ciò che avrà a che fare con magistrati, codici e Csm. Un ruolo già svolto ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi quando la Bongiorno militava nel Popolo della Libertà (poi in Fli). Ora invece rappresenta la Lega (è anche l’avvocato di Matteo Salvini nell’incredibile processo che lo vede imputato a Palermo per sequestro di persona).

Giulia Bongiorno intervistata dal Corriere della Sera

Il primo “compito” assegnatole dal governo è il decreto sui rave-party che tanto ha indignato la sinistra simil-legalitaria. Per la Bongiorno, invece, quel provvedimento rappresenta lo schema per coniugare fermezza e garanzie, libertà e sicurezza. Uno schema da mettere in pratica anche sul tema dei migranti. «Vanno fissati alcuni punti», dice in proposito in un’intervista al Corriere della Sera. Quali? «L’idea – risponde – che l’Italia sia fuori dalle regole e che le Ong abbiano sempre ragione perché seguirebbero l’interesse dei migranti è sbagliata». Un secondo aspetto riguarda la necessità di «tracciare un confine netto tra il soccorso ai migranti e la tratta di essere umani». Ma torniamo alla giustizia.

«Riforma Cartabia poco incisiva»

Sul punto la Bongiorno non si nasconde dietro un dito. «Servono modifiche costituzionali – sostiene -. Non dobbiamo aver paura di toccare la Costituzione, abbiamo il dovere di usare equilibrio nel cambiarla. Serve un Csm all’altezza: magistrati liberi non dalle correnti ma dalla loro degenerazione». L’obiettivo è duplice: velocizzare i processi senza ridurre le garanzie. «Altrimenti falliamo», avverte. Era quel che ci si aspettava dalla cosiddetta riforma Cartabia, i cui interventi sono risultati invece poco incisivi. «Basti pensare al Csm – conclude la Bongiorno -. Immaginavo che il nuovo sistema non avrebbe cambiato nulla delle logiche correntizie. In un’intervista ho persino indovinato il numero di eletti per ciascuna corrente».

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