Scuola, report Ocse: in Italia le retribuzioni degli insegnanti sono più basse e disincentivanti

3 Ott 2022 20:08 - di Redazione
insegnanti

Che il compito degli insegnanti fosse ingrato e mal retribuito, non è una novità dell’ultim’ora. Ma ora, a ratificare la situazione e quantificare il danno, arriva anche una certificazione ufficiale: quella del report Education at a Glance 2022, presentato oggi nel corso di un evento organizzato da Ocse insieme a Fondazione Agnelli e Save the Children. Una analisi che, tra riscontri e raffronti, istituzionalizza il dato secondo cui le retribuzioni dei docenti italiani sono basse e poco dinamiche. Cosa che rende l’insegnamento nel nostro Paese una professione poco attraente.

Scuola, report Ocse: in Italia le retribuzioni degli insegnanti sono più basse

Entrando nel dettaglio del report, dunque, si apprende come le retribuzioni nei paesi Ocse vanno in media dai 42.000 dollari del livello pre-primario a più di 53.500 della secondaria di II grado. Mentre in Italia si collocano a livelli inferiori, rispettivamente a 40.000 e 46.000 dollari. Non solo. Anche le dinamiche nel tempo impressionano: dal 2015 al 2021 la retribuzione media Ocse di un insegnante di scuola secondaria di I grado è aumentata del 6%. Ma in Italia l’incremento è stato inferiore: solo dell’1%.

Non solo in Italia salari più bassi per gli insegnanti: in generale, non tendono neanche a salire

Interessante, infine, il confronto nei diversi Paesi fra la retribuzione degli insegnanti e quella degli altri laureati. Nel 2021 in Italia un docente di secondaria di I grado ha guadagnato il 27% in meno di un lavoratore full-time laureato (media Ue, -11%). La retribuzione dei dirigenti scolastici, invece, è dappertutto in genere superiore a quella di un lavoratore full-time laureato (media Ue, + 31%), in Italia è più alta del 73%. E non è ancora tutto. Il report, infatti, ha messo in evidenza anche un’altra differenza fra l’Italia e gli altri Paesi Ocse, che riguarda la distribuzione dei titoli di studio terziari.

La laurea e l’ingresso nel mondo del lavoro

Ossia: mentre nel nostro Paese nella popolazione fra i 25-64 anni il 14% ha una laurea magistrale e il 5% triennale, la media Ocse vede una situazione opposta, con il 19% di lauree triennali e il 14% magistrali. E ancora. Il conseguimento di un titolo di studio universitario facilita l’ingresso nel mercato del lavoro, ma con forti differenze tra tipi di lauree. Nel 2021 il tasso di occupazione dei laureati in medicina e nelle professioni sanitarie o nei servizi sociali era pari all’89%, ma solo del 69% tra i laureati nelle discipline artistiche.

Le differenze tra Italia e media Ocse sul supporto finanziario agli studenti universitari

Inoltre, gli studenti di triennale che si laureano entro tre anni dalla fine della durata teorica del corso di studio in Italia sono solo il 53% contro una media Ocse del 68%. Per quanto riguarda il supporto finanziario fornito agli studenti universitari, il 38% degli studenti in Italia ne è destinatario (generalmente borse di studio e servizi per il diritto allo studio universitario). Posizionando il nostro Paese in una posizione intermedia tra quelli di area Ocse con un’elevata percentuale di studenti che ricevono supporto finanziario (80%) e altri con percentuali più contenute (meno del 25%).

 

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