Riforma delle pensioni, le 4 ipotesi in campo: da “quota 41” alla correzione di “Opzione donna”

18 Ott 2022 16:47 - di Lucio Meo

Senza un nuovo provvedimento sulle pensioni, dal 1 gennaio si torna alla legge Fornero. Un’ipotesi che il nuovo governo di centrodestra, soprattutto per la spinta dell’ala leghista, vuole scongiurare, secondo l’Adnkronos. Il problema, come sempre quando si parla di pensioni, è la sostenibilità dell’intervento e dell’intero sistema previdenziale. Il nuovo governo a guida Giorgia Meloni ancora non è in carica ma sa già che una dei primi dossier che dovrà affrontare sarà questo. Sul tavolo, al momento, ci sono quattro opzioni.

Riforma delle pensioni, le ipotesi del governo Meloni

Quota 41. E’ la quota per i contributi che indicherebbe un nuovo intervento legislativo. Potrebbe essere ancorata a una soglia anagrafica per ridurne i costi, stimati nella versione senza vincoli d’età in almeno 4 miliardi già il primo anno.

Penalizzazioni e premi. Un’altra opzione è quella di prevedere uscite con 62 anni e 35 anni di contributi e penalizzazioni della quota retributiva sotto il limite dei 66 anni. Al contrario, superando i 66 anni ci sarebbero dei premi.

Opzione donna ‘corretta’. Un altro intervento possibile è la correzione della cosiddetta ‘Opzione donna’. Pensione a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) e 35 di contribuzione vincolato però al ricalcolo contributivo dell’assegno (e conseguente riduzione media dell’importo del 20- 25%). L’ipotesi prevederebbe anche l’estensione agli uomini, partendo però da 62 anni come soglia minima.

Proroga e nuova riforma. In questo caso, si prevede la proroga immediata di ‘Opzione donna’ e ‘Ape sociale’ ma intervenendo successivamente, dopo un confronto con i sindacati, con un decreto ad hoc per riformare le pensioni.

L’opzione “Uomo” tra i dubbi del sindacato e il via libera di Tridico

Appare invece meno percorribile la strada di una cosiddetta “Opzione uomo”, con la possibilità di andare in pensione a 58 anni (aspettando comunque un anno di finestra mobile) in base al solo sistema contributivo e con una decurtazione dell’assegno. Opzione uomo’ non convince innanzitutto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno – sottolinea – non mi pare sia una grande strada percorribile. Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico”. La scelta di ragionare sulla flessibilità di uscita legata al calcolo contributivo è invece condivisa dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico che parla di “direzione giusta”.

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