Ospedali, Righini (FdI): «La classifica di “Newsweek” certifica il fallimento di Zingaretti e D’Amato»

11 Ott 2022 19:31 - di Mia Fenice
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«Salvo un’unica eccellenza, la neurochirurgia del S. Andrea, reiteratamente maltrattata da Zingaretti, gli ospedali del Lazio, compresi quelli di Roma, sono fuori dalla classifica dei migliori nosocomi internazionali stilata da Newsweek e si piazzano male nella graduatoria nazionale. Purtroppo non è una notizia». Così in un comunicato Giancarlo Righini consigliere regionale del Lazio di FdI.

Ospedali, Righini (FdI): «Purtroppo non è una notizia»

«Non per i medici, costretti ad un super lavoro continuo per la carenza di personale che non viene assunto. Non per i tecnici che si confrontano ogni giorno con gravi carenze di macchinari e con strumenti tecnicamente obsoleti. Non per i sanitari dei Pronto Soccorso, che oltre a somministrare le prime cure, devono continuare a seguire i pazienti per giorni, sostituendosi ai reparti specialistici che non hanno letti e personale per prendere in carico i pazienti. – continua Righini – Non per gli operatori del 118, che vedono requisire le barelle delle ambulanze e sono loro malgrado obbligati a ritardare altri interventi. Non per i malati, che attendono mesi e mesi prima di una visita specialistica e affrontano costi e disagi per andarsi a curare in altre regioni o in strutture private. Non per i medici vincitori di concorso (peraltro pochissimi sono quelli che vi partecipano), che rinunciano all’incarico e optano per un lavoro all’estero o in altre zone d’Italia».

«La classifica del Newsweek cancella la narrazione di Zingaretti»

«La classifica stilata dalla rivista statunitense Newsweek, cancella definitivamente la narrazione trionfalistica di Zingaretti, gli alibi e gli annunci per la propaganda elettorale. La sinistra al governo della regione ha palesato lacune incolmabili in capacità progettuali e organizzative. Sia nella capitale che nelle provincie, sia nei grandi centri che nelle zone nell’interno, la rete ospedaliera è stata fortemente ridimensionata, senza minimamente potenziare la medicina territoriale», conclude Righini.

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