Meloni: “Mi occupo di bollette e lavoro, non di come farmi chiamare. Va bene anche Giorgia”

28 Ott 2022 20:50 - di Elsa Corsini
“Leggo che il principale tema di discussione di oggi sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di come definire la prima donna presidente del Consiglio. Fate pure. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio. Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia”. Al termine di una giornata fitta di impegni, incontri, telefonate con capi di governo, Meloni affida ai social la parola fine alle polemiche grammaticali sulla dizione “il presidente del consiglio”, capitanate dalla Boldrini, ossessionata paladina delle desinenze al femminile.

Meloni: chiamatemi come volete, mi occupo di altro

Nel mirino da giorni il legittimo desiderio di Gorgia Meloni di essere chiamata “il” e non “la” presidente del Consiglio. Una libera scelta che soltanto il livore ideologico di chi non ha argomenti può mettere all’indice come un serio problema. Che nasconderebbe chissà quali pericolose nostalgie patriarcali. Una polemica assurda e inconsistente, ancora più grave di fronte ai problemi giganteschi che il nuovo esecutivo si trova a gestire. Oggi le vestali del femminismo grammaticale si sono scatenate arrampicandosi su un presunto ‘scandalo’. Una circolare adottata dagli uffici della presidenza del Consiglio con la dicitura “il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri”, formula che Meloni ha invece voluto semplificare togliendo la parola signor. Tutto qui.

Le priorità di Palazzo Chigi sono ben altre

Le priorità della prima donna a Palazzo Chigi sono ben altre. E la conclusione del post “potete chiamarmi come credete, anche Giorgia” spiazza l’inconsistenza delle critiche delle schiere dei democratici e progressisti in cerca di scivoloni a tutti i costi. Prima il look e la fake news sulla camicia nera indossata al giuramento, peccato che fosse blu navy,  poi le pulci al nuovo lessico ‘sovranista’ dei ministeri. Ora i processi all’articolo determinativo maschile. Fino a quando?

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