La musica “ribelle” dei Radio Chaplin, la band romana che racconta sogni e disagi dei giovani d’oggi

12 Ott 2022 12:57 - di Marta Lima

“Faccio la spesa in accappatoio,  a Malibu tipo Jeffrey Lebonsky, compro carne in offerta e birre in lattina e libri di Bukowsky, non sono bravo a parlare, a piacere alla gente per monetizzare, piacere, mi chiamo Cafiero Pasquale ma non so fare neanche un caffè…”. La musica dei Radio Chaplinqui nei versi di “Divo” – è ruvida, sincera, i testi sono ironici e in grado di scartavetrare l’anima attingendo da citazioni illuminate e violente. “Sono stanco di essere un fallito, voglio le istruzioni per diventare un divo…”.

I Radio Chaplin tra Bukowsky e De Andrè

La band romana che da Grottaferrata da un paio d’anni avanza a chitarre spiegate verso la grande capitale, si definisce “cattiva” e le facce dei suoi componenti si sforzano di esserlo anche nelle foto che li ritraggono in azione, ma dietro quella musica “urban”, indie e un po’ anarchica, c’è un filo sottile che unisce le loro vite a quelle di chi li ascolta: il disagio della società che li vuole vincenti, l’isteria dei grandi che scaricano sulle nuove generazioni le loro frustrazioni, le occasioni che la vita non ti offre oltre le promesse di un telefonino che fagocita la vita reale.
I Radio Chaplin – al loro primo album “Sangue, sogni e inutili bisogni” – parlano ai giovani d’oggi citando miti del passato che conoscono bene, come lo sfigato carismatico del Drugo, il grande Lebonsky, lo scrittore del realismo sporco e irriverente, Charles Bukowsky, fino a quel Cafiero Pasquale “che sta a Poggioreale dal ’53” su cui il grande De Andrè aveva costruito la metafora del caffè servito in cella al boss “che porta conforto e lavoro” per aiutare il fratello, come nella più attuale delle prassi sulla raccomandazione a cui i nostri ragazzi sono tuttora obbligati a piegarsi.  “Ma troppo lavoro e niente gioco rendono Jack un pazzo furioso”, avvisano i Radio Chaplin, citando il Jack Torrence, lo scrittore assassino di Shining che riempie pagine di frasi compulsive fingendosi normale.

I giovani schiacciati dalla realtà che non s’arrendono

Ironia e dolore, lotte quotidiane e visioni violente, distorte, di sogni che sembrano realizzarsi per poi infrangersi contro muri invalicabili. I giovani un po’ bruciati a cui parla la band romana sono quelli che potrebbero arrendersi, anzi no, “sei tu che ti sei arreso, io no, sei tu che sei finito, io no…”. 

La musica dei Radio Chaplin guarda dritta in faccia ad una realtà, quella di oggi, spietata e che di certo non fa sconti alla generazione di cui si fanno portavoce, iniettando musica e decibel nei pensieri più reconditi e inconfessabili, come quelli del fallimento che attraversano i giovani d’oggi oltre le ubriacature narcististe ed effimere dei social, quelli che i Radio Chaplin frequentano per veicolare la propria musica abbattendo i muri della discografia ufficiale, da Spotify a Instagram.

Chi sono e dove suonano i quattro ragazzi romani

I Radio Chaplin, ribelli e disincantati, sono però una rockband di composizione e stampo tradizionalista (voce, chitarra elettrica, basso e batteria) attiva sul territorio già dal 2020. Nel corso del 2021 la band pubblica i primi quattro singoli e suona nella capitale aprendo concerti di artisti di fama nazionale e internazionale guadagnandosi così un nome nel contesto ‘urban’ romano. Il 16 luglio del 2022 i Radio Chaplin pubblicano il loro primo album in studio autoprodotto, “Sangue, sogni e inutili bisogni”, consacrandolo su uno dei palchi più ambiti di Roma la stessa sera a ‘Snodo Mandrione’ totalizzando oltre 400 ingressi arrivando così al sold out del locale. Due settimane dopo l’uscita pubblicano il video ufficiale di Divo (prima canzone della tracklist dell’album) su Youtube riscuotendo da subito un grande successo.

Dietro quel misterioso nome della band, si celano quattro musicisti formati nella gavetta, Riccardo Viola (voce e chitarra), 26 anni, Federico Menichelli (chitarra solista), 26 anni, Gian Marco Carosi (batteria), 28 anni, Federico Smacchi (basso), 26 anni, tutti per uno ma dal background molto differente e diversamemte “contaminati” che esplodono insieme in un mix di riff di chitarra elettrica con una vena hip hop e una discreta propensione al punk. Più Litfiba o più Manneskin? Vanno ascoltati, prima di lanciarsi in paragoni arditi. La band si prepara alla nuova stagione live aggiornando di continuo il calendario che comprende gia diverse date a Milano, Bologna e Torino oltre che alla madre patria Roma, alla quale i ragazzi sono molto affezionati: il 20 ottobre a ‘Snodo Mandrione’, il 2 dicembre al ‘Wishlist”.

Il video di “Divo”

 

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