La figuraccia di Librandi: 100mila euro a +Europa per finanziarsi la candidatura. E fare flop
Centomila euro per un flop. Figuraccia di Gianfranco Librandi, il più “scialone” quando si tratta di finanziare campagne elettorali ed autofinanziasi. Ma l’investimento stavolta è stato sbagliato. Una cifra così ingente per non essere eletto nelle fila di +Europa e sperare nel riconteggio chiesto dal partito della Bonino non è un granché. Anzi, diciamolo, è una brutta figura rischiare di non avere un posto in Parlamento. Lui che di giretti da una lista all’altra ne ha fatti parecchi.
Librandi si autofinanzia la candidatura con 100mila euro ma…
Imprenditore, produttore di impianti di illuminazione a led, Librandi era approdato alla Camera nel 2018 con il Pd. Successivamente si era scoperto renziano ed era passato a Italia Viva. Senza dimenticare il suo passaggio con Forza Italia e con Scelta civica. Ed ora, alle ultime elezioni, un nuovo approdo: + Europa, partito alleato con Pd, Verdi e Sinistra italiana. Tra i parlamentari più presi in giro del Parlamento per le sue uscite bislaccche e insensate: ricordiamo la polemica sui terremotati, le uscite deliranti del tipo: «I meridionali sono più resistenti al coronavirus perché africani bianchi». Puure l’uscita incresciosa verso Donzelli: «I tuoi nipoti, caro Donzelli, andranno anche loro con lo “spick and span” a pulire i cessi dei neri». O quando proponeva la dieta mediterrane a i cinesi, “perché mangiano animali vivi, sono selvaggi”. Per non parlare dell’invettiva sui terremotti, “che possono dormire tranquillamente in tenda”. Un gaffeur di rare proporzioni. Unico pregio: non si può dire che abbia il “braccino corto”, come si suol dire. A quasi tutti questi partiti in cui ha militato ha donato del suo, mettendo mano al suo patrimonio.
Librandi il “munifico”fa una figuraccia. Non viene eletto con +Europa
Ne sa qualcosa Matteo Renzi al cui partito ha infatti donato 1,5 milioni di euro a partiti e fondazioni. “Dopo che Open è finita sotto inchiesta, è stato aperto il Comitato Leopolda 9 e 10. E anche qui Librandi ha donato 340mila euro nel 2020. A questi si aggiungono 18mila euro regalati direttamente a Italia Viva”. Il “Fatto quotidiano” fa i conti in tasca a Librandi “spendaccione”. “Per arrivare a quota 1,4 milioni mancano ancora 305 mila euro. Eccoli. Dodicimila euro sono andati, a febbraio del 2019, a “Ritorno al futuro”, associazione legata a Italia Viva. Lo stesso mese Librandi ha donato 20mila euro a Siamo Europei, la lista con cui Carlo Calenda si presentò alle Europee del 2019″. Si aggiungono alla lista della spesa “113mila euro bonificati al Pd dal febbraio del 2019 ad agosto di quest’ anno; 60mila euro regalati al comitato elettorale per Beppe Sala (sindaco di Milano) tra agosto del 2021 e aprile del 2022”.
Tanti soldi buttati per sperare nel riconteggio
E arriviamo così a quest’anno, elezioni 2022. Un investimento ingente ha realizzato Librandi: un bonifico da 100mila euro per + Europa quest’ estate. Ma il flop di questa tornata è imbarazzante. Se in passato agli esborsi era conseguito un seggio in uno dei partiti in cui si era candidato, stavolta potrebbe rimanere con un pugno di mosche in mano. Candidato infatti, nel collegio uninominale Lombardia 1, a Milano, è stato battuto dall’azzurra Cristina Rossello. Per il munifico imprenditore era stato previsto anche un salvataggio nel collegio plurinominale. Ma, come sappiamo, + Europa non ha superato la soglia di sbarramento. Ora l’unica speranza sono i riconteggi chiesti proprio da + Europa. Uno smacco per il povero-ricco Librandi.
Da anni è il “padrone di casa” del partito di Emma Bonino
Tra l’altro – a proposito di spese folli- fece clamore venire a sapere – con qualche imbarazzo della Bonino- che per +Europa da anni l’imprenditore avrebbe messo a disposizione la sede nazionale, in via Santa Caterina da Siena 46, un immobile di grande pregio, di oltre 150 metri quadrati, a due passi dal Pantheon, tra i palazzi di Camera e Senato. Locazione regolarissima, che figura bilancio del partito di Emma Bonino, che parla di “oneri a sostegno sede” pari a “22.950 euro l’anno” e di un canone da euro “18.906,40”. Se il riconteggio non lo divesse salvare sarebbe un bello smacco, per lui e per le sue finanze.