Il sogno dello scrittore Trevi: “Ah se la sinistra avesse una Meloni libera dal politicamente corretto…”

2 Ott 2022 18:08 - di Vittoria Belmonte
Emanuele Trevi

Giorgia Meloni a sinistra non fa più paura. Anzi è un modello da imitare e soprattutto da invidiare. Ci sono arrivate prima le donne ma adesso anche i maschi cominciano a capire. Emanuele Trevi per esempio, premio Strega nel 2021 con Due vite , confessa a Repubblica qual è in questi giorni il suo sogno segreto. «Lo sa qual è il mio sogno? Una Giorgia Meloni di sinistra. Una leader che abbia la sua forza dirompente e che esca dalla prigione del politicamente corretto che sta soffocando i progressisti».

Anche Trevi avverte dunque il politicamente corretto come una cappa, come un bavaglio, come una tendenza che toglie libertà. Non è più il tempo delle Murgia e delle Marzano insomma. Magari la sinistra avesse nel suo pantheon uno slogan concreto come Dio, patria e famiglia. Non è roba da buttare via – avverte Trevi – “la battaglia non è nel sostituire quelle parole con altre, che risulterebbero comunque volatili, insufficienti, ideologiche, ma declinarle in altro modo. Basterebbe dire che ogni uomo ha il suo Dio, che la parola patria è legata all’accoglienza o che ci sono tante famiglie quanti sono i destini umani. E invece abbiamo inventato una specie di neolingua orwelliana basata su un’idea di virtù e inclusività astratta».

Basta, allora, con la cultura del piagnisteo che poi degenera in cancel culture.
«La percezione della sinistra negli ultimi anni è quella di una cultura del biasimo concentrata su ciò che non si può fare o non si può dire, opprimente. Gli anni della contestazione erano portatori di libertà, ora invece la sinistra si è incistata in una pratica delle buone maniere soffocante. Hanno prevalso i codici sulla vita vera e si è arrivati alla creazione di un linguaggio che nessuno ha mai abitato».

Per poi arrivare allo sfogo finale: meglio la Meloni della Cirinnà. 
«A volte quando sento parlare di norme linguistiche e schwa vengo assalito da un soprassalto liberatorio di scorrettezza. Preferirei andare a cena con Giorgia Meloni che con una persona che protesta perché ai seggi ci sono file distinte per maschi e femmine. Ormai a sinistra hanno vinto quelle che Simone Weil chiama le finte purificazioni, che servono solo a farti sentire migliore».

Attenzione dunque alla tendenza si sentirsi migliori, di dare lezioni, di impartire i codici di una sorta di pedagogia nazionale: “Io – conclude Emanuele Trevi –  non mi sento migliore degli altri. Il senso di superiorità morale, come dice Flannery o’ Connor, crea un mondo che Dio non ha mai creato e non è il mio».

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