Il martirio di Lola senza movente divide Parigi. Zemmour accusa Macron: pensa agli altri prima che ai nostri

18 Ott 2022 9:21 - di Greta Paolucci
Lola

La piccola Lola, 12 anni, torturata, stuprata, uccisa e fatta a pezzi, con una crudeltà inaudita e un ferocia di ancestrale memoria. Una ferocia che eleva all’ennesima potenza la portata dell’orrore perché, stando al punto sulle indagini che arriva d’oltralpe, tutto il martirio inferto alla giovanissima vittima non avrebbe un movente. È crollata in poche ore, infatti, l’ipotesi del sequestro e del massacro per un presunto traffico di organi. E non ci sarebbe una pista da battere, se non quella dell’accanimento violento fine a stesso, legato alla follia criminale di chi l’ha perpetrato. Ossia, la principale indiziata per la tortura, lo stupro e l’efferato omicidio della 12enne Lola Daviet: Dahbia B., 24enne algerina senza fissa dimora e con problemi psichiatrici arrestata sabato mattina insieme a presunti complici. Fermati con lei, anche la sorella e un algerino di 43 anni.

Il martirio della piccola Lola: una atrocità senza un perché

Il corpo della piccola, fatto a pezzi. Chiuso in un baule trovato nel condominio dove la piccola viveva con i genitori (custodi di un palazzo vicino) e il fratello. Con i piedi e i polsi legati e i numeri 1 e 0 sovraimpressi sul corpo, non sarebbe stato massacrato per qualche ragione specifica. E anche per questo, oltre che per l’orrore del fatto in sé, Parigi è sotto choc e cerca una ragione a tanto scempio. Ieri la première dame Brigitte Macron ha parlato di una tragedia «intollerabile» e «abominevole», dichiarando: «Siamo a fianco degli allievi, degli insegnanti e naturalmente delle famiglie». Il ministro dell’Istruzione, Pap Ndiaye, si è recato in visita alla scuola media Georges Brassens che Lola frequentava, per incontrare compagni e insegnanti sotto choc.

La destra francese contro Macron: «Insegue un’islamofobia immaginaria» e intanto…

Mentre Stéphane Ravier, senatore di Francia, ora al fianco del partito ultra conservatore di Reconquête ieri scriveva: «La nostra gioventù viene massacrata mentre i professionisti in lutto inseguono un’islamofobia immaginaria». Lo stesso Eric Zemmour punta l’indice contro il presidente Macron che, asserisce il leader del partito di destra, «pensa sempre ad altri, prima di pensare ai nostri». Una nota polemica in chiaro riferimento al fatto che ieri l’inquilino dell’Eliseo ha ricordato la repressione di una manifestazione di indipendentisti algerini a Parigi, 61 anni fa, parlando di «uno dei crimini imperdonabili della Repubblica». Sorvolando in qualche modo – o almeno questo gli imputano le voci indignate – che la piccola Lola, soffocata, torturata e sgozzata senza un perché, ha trovato in una banda di algerini i suoi carnefici.

Il caso di Lola divide la Francia. Zemmour parla di “francocide”

Di più. Zemmour ieri si è spinto fino a parlare di francocide: un neologismo mirato a sottolineare che la vittima è francese e la presunta assassina una straniera. E tutto nel secondo anniversario della decapitazione del professore di storia Samuel Paty, per mano di un islamista ceceno. «Un giorno bisognerà andare fino in fondo alle inchieste», ha sottolineato pertanto anche Marine Le Pen, «per trovare non solo i colpevoli diretti. Ma anche per fermare le follie politiche che rendono possibili questi crimini». Un clima di risentimento e rivendicazione, insomma, quello che si respira a Parigi in questi drammatici giorni di paura e di sconcerto. Di indignazione e di rabbia.

Lola, rabbia e choc: sui social media molti accusano il governo di non avere reagito subito

Sintomo di una Francia divisa a metà: tra chi accusa una parte di strumentalizzare a fini politici la morte violenta di Lola. E chi, invece, intravede in quel terrificante delitto una matrice di naturale sociale. Nel frattempo, sui social media, molti accusano il governo di non avere reagito subito, ignorando choc e rabbia dei cittadini, sconvolti per una barbarie inaudita.

 

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