Il discorso della Meloni alle Camere va oltre programmi e ruoli: è orazione e ode alla politica

26 Ott 2022 12:40 - di Carmelo Briguglio 
discorso Meloni

Il discorso della Meloni alle Camere va oltre programmi e ruoli: riassume il senso della politica in un’orazione che si fa dottrina. E così la premier ieri ha fatto vibrare la passione politica. Ne ha recuperato la nostalgia. L’ha lanciata nella Camera bassa degli italiani, che le ha accordato fiducia. Lo stesso oggi al Senato. Era tanto che non accadeva nelle aule del Parlamento; era un sentimento compresso dalle compagnie dei tecnici e dagli esecutivi “misti”. All’angolo: stava lì raggrinzito, ovattato. Ne avevamo dimenticato le parole. Tutte. Della destra e della sinistra. Il vocabolario che attira: obbliga a sintonizzarsi. E ancor più il “suono”. I toni, il ritmo. Le pause. Giorgia Meloni l’ha di nuovo scandita la Politica in maiuscolo; come non si vedeva da tempo. L’ha fatta riecheggiare nel planetario del discorso pubblico. L’ha ridata ai suoi del centrodestra e ai suoi-suoi della destra; ma non meno a ogni “dove” della vita collettiva. A ciascun punto dell’asse destra-sinistra e della “Nazione”.

Discorso della Meloni: la premier fa tornare le categorie del “politico”

Ne ha fatto riascoltare le note alte a quelli che la fanno e a tutti quelli – cittadini, mondi vitali, osservatori – che la giudicano. «Tu chiamale se vuoi, emozioni», detto con la poesia di Battisti. Il discorso programmatico della presidente del Consiglio é stato per ciò “vero”. Franco e libero da cautele. Ha creato un confronto non morbido con le opposizioni, sì: ha cercato la contrapposizione “maschia”, la premier donna. Ma non tra persone. Neppure tra leader. Invece, tra programmi, progettualità. Elevate, nel suo dire, tutt’altro che impassibile, a idee e intuizioni della società. A visioni, a etiche; quasi a filosofie. A sogni e valori inseguiti.

Discorso della Meloni, Governo e opposizione e il reciproco riconoscersi di ruolo e di funzione

Fino a pubbliche felicità: immaginate, fatte intravedere. Con un granello d’ingenuità: di “follia”, che ha richiesto alle generazioni più vicine alla sua. E che c’è anche nel suo dichiararsi “underdog”, la quale accetta la sfida del governare. Un pensiero forte che riporta il tempio democratico al conflitto, non armato, tra culture politiche. Tra le pubbliche rappresentanze. Alla luce del sole e delle telecamere. Il che é scambio: reciproco riconoscersi di ruolo e di funzione; tra il governo che la fiducia ha avuto e chi non poteva, non doveva dargliela. É la legittimazione delle posture, assegnate dagli italiani. Per un ciclo, non per sempre. E che rigetta custodi extra moenia.

La collisione di idee a viso aperto genera democrazia

Meloni presidente crede nella collisione a viso aperto come generatore di democrazia politica; di spirito repubblicano. La risposta delle minoranze non pare all’altezza; non alle sue altezze, almeno. Il Partito democratico ha composto due esecutivi su tre. Il M5S tre su tre: ne ha persino guidati due. Hanno il diritto e il dovere di opporsi. Non il diritto di fare il pre-esame al governo che nasce; il quale sorge sulle loro ceneri elettorali. Non ho visto coscienza di ciò. E seguente umiltà. Neppure nel loro atterrare il dibattito alle “bollette” degli italiani: erano in mano a loro fino a poco fa. Basti ciò.

Discorso della Meloni, relativizzare lo scontro per legittimare governo e opposizione

No, non hanno colto il senso dell’orazione pubblica del presidente del Consiglio. Del suo tornare alle schmittiane “categorie del politico”. O del suo richiamo alla comune appartenenza alle istituzioni di rappresentanza. E del suo sforzo di riportare al gioco della democrazia lo scontro elettorale che fu. Di relativizzare la tensione tra chi é chiamato a governare e chi a contestare, a controllare. Hanno scambiato per ostentata identità il messaggio raffinato che anche «nella lotta più accanita fra le vecchie e le nuove forze nascono giuste misure e si formano proporzioni sensate» (Schmitt). Peccato. Ci vorrà del tempo. Ce ne sarà, per apprenderne il valore.

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