Feltri contro i parlamentari cafoni: “Ha ragione la Meloni, mettano la cravatta. E le donne scarpe sobrie”

12 Ott 2022 11:18 - di Monica Pucci

Quell’invito alla sobrietà e all’eleganza nelle aule parlamentari, rivolto da Giorgia Meloni ai “suoi” neoparlamentari, aveva fatto storcere il naso a qualche giornale di sinistra pronto a fare le pulci a qualsiasi iniziativa della leader di Fratelli d’Italia, perfino in tema di outfit. L’idea di rispettare la sede parlamentare anche nel modo di frequentarla piace invece a Vittorio Feltri, che oggi su Libero, il giornale da lui fondato, elogia la “dignità” di chi esibisce un look elegante, come del resto fa egli stesso in ogni apparizione pubblica. Del resto, di parlamentari “cafoni”nel look o indifferenti alle regole del buon gusto, in aula, ne abbiamo visti anche troppi, nell’era grillina…

Feltri e i parlamentari con la cravatta: “Deve vincere il buon gusto”

“Chi siede in Parlamento è obbligato, dichiara Giorgia Meloni, a vestirsi in modo dignitoso. Una regola che approvo in pieno e che non ha nulla di fascista, e questo lo affermo nel pieno delle mie facoltà mentali onde rassicurare i progressisti e generi affini. Onorevoli e senatori rappresentano l’Italia e sono obbligati ad osservare un minimo di buon gusto anche nell’abbigliamento, che è il biglietto da visita più appariscente. La presidente del Consiglio in pectore invita in particolare i suoi colleghi a portare la cravatta, che è una sorta di sigillo di eleganza….”, scrive Feltri, che fa riferimento anche all’ineleganza pubblica di Zelensky, così come a quella di tanti altri comuni cittadini italiani. “Il popolo comunque ha il diritto di essere volgare, anche perché spesso è in bolletta marcia e non si può concedere raffinatezze. Ma uno che entra, eletto con il voto plebiscitario, a Montecitorio o a Palazzo Madama, sfoggiando jeans e altri indumenti dozzinali, è indegno del ruolo che ricopre”, è il parere del giornalista milanese.

Il richiamo all’eleganza vale anche per le donne

“L’abito, si dice, non fa il monaco eppure spesso indica il cafone, e nel palazzo i cafoni non sono graditi e nemmeno tollerati. Di qui la necessità di pretendere dai signori parlamentari che si presentino in aula con addosso non soltanto abiti civili ma altresì impreziositi da cravatte intonate, sobrie e possibilmente eleganti… Normalmente i maschi sono più trasandati delle femmine, che tengono maggiormente all’estetica. Però ultimamente ho notato che persino le signore si lasciano un po’ andare. Per esempio, calzano scarponi che io, nella mia scurrilità, definisco “antic…” dato che sono respingenti e rozzi. Ecco perché consiglio alla premier in pectore di suggerire alle sue colleghe di infilare i piedi in scarpe meno sgraziate e più consone al loro ruolo…”, conclude Vittorio Feltri.

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