Carceri, un agente aggredito e ferito da un detenuto a Rebibbia. La denuncia del Sappe

11 Ott 2022 20:21 - di Fortunata Cerri
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Ancora violenza all’interno delle carceri. Un poliziotto aggredito e ferito da un detenuto a Rebibbia, a Roma. A denunciare «l’ennesima giornata di sangue e violenza in un carcere del Lazio» è Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

Carceri, la denuncia del Sappe

«Quel che è accaduto nella Casa di reclusione di Rebibbia – dice – testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità. E’ successo che un detenuto, dopo essere stato portato in infermeria perché simulava un malessere, si è improvvisamente ripreso dal malore e, con una lametta nascosta in bocca, dopo la certificazione medica ha tentato di fuggire dall’infermeria stessa. L’ispettore che lo aveva accompagnato lo ha immediatamente bloccato, ma il detenuto lo ha colpito con una testata e poi con un pugno, forte anche del fatto che le mani del collega non erano libere perché portava radio ricetrasmittente e le carte del sanitario».

Ennesima aggressione all’interno delle carceri

E poi ancora. «Un elogio ai colleghi che lavorano nell’istituto di Rebibbia, e in particolare a colui che è stato vittima vittime di questo episodio, perché è solo grazie a loro se si è scongiurato il peggio. E’ l’ennesima aggressione da parte di detenuti nei confronti degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ancora una volta sottovalutata dall’Amministrazione Penitenziaria che da scarsa attenzione sulla difficile gestione dei detenuti – stranieri, con problemi psichiatrici, tossicodipendenti – all’interno delle strutture penitenziarie».

Capece: «Anni di ipergarantismo»

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, tuona: «Basta! Anche questa è un grave aggressione annunciata! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati “a pioggia” come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti. Ormai picchiare un poliziotto in carcere senza subire alcuna conseguenza è diventato quasi uno sport nazionale, nella indifferenza della politica e dei vertici dell’amministrazione Penitenziaria».

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