Capezzone agli squadristi rossi: eventi in tutte le università sulla libertà di parola che voi non rispettate

28 Ott 2022 8:36 - di Francesco Severini
Capezzone

Daniele Capezzone, che era protagonista del dibattito alla Sapienza che gli squadristi rossi hanno cercato di impedire, torna oggi sulla vicenda.

La proposta di Capezzone: nuovi eventi in difesa della libertà di parola

E lo fa con un editoriale sul quotidiano La Verità. Spiega di essere a disposizione “dei gruppi universitari e studenteschi che lo vorranno, ovunque in Italia, per nuovi eventi che abbiano al centro la libertà di parola, per chiunque, e l’affermazione della volontà di impegnarci tutti (indipendentemente dal proprio orientamento culturale) affinché ogni voce possa esprimersi e ogni orecchio possa scegliere di ascoltare”. Una proposta, la sua, tesa a difendere la libertà di parola.

Capezzone: no alla censura della cultura woke

Il giornalista si richiama alla cultura woke che nelle università anglosassoni impedisce di esercitare il diritto di parola. I collettivi studenteschi non fanno altro che imitare questa deriva in nome dell’antifascismo.

“Si limitano – scrive – a essere imitatori dei tratti più intolleranti della cultura woke: da tempo, negli Usa e nel Regno Unito (dove per fortuna le istituzioni hanno cominciato a opporsi a questa deriva) non si contano più i casi di «no platforming», cioè azioni volte a impedire materialmente che opinioni e voci «sgradite» possano partecipare a dibattiti, conferenze, eventi.
C’è un aspetto lessicale perfino paradossale in questa censura (chiamiamo le cose con il loro nome): nel mondo anglosassone, molte associazioni studentesche, attraverso l’azione con cui negano l’ingresso e la parola a chi a loro non piace, rivendicano il proprio diritto a quelli che chiamano «safe spaces», cioè alla lettera «spazi sicuri». Ecco, nella deriva orwelliana in cui siamo immersi, è proprio l’aggettivo «safe» che mi sgomenta: mentre censuri, mentre escludi, dichiari di aver realizzato uno spazio «safe», «sicuro». Ma «sicuro» da cosa?”.

Una pagina di intolleranza che non va archiviata

La pagina di intolleranza di cui Capezzone è stato vittima non va archiviata frettolosamente.
“Ragazzi (in questo caso: di sinistra), così veloci nel dare del «fascista» anche a un vecchio liberale come me: guardate che non solo – per usare il vostro lessico – siete stati voi a comportarvi da «fascisti»; ma quel che è più grave, vi state autoescludendo, autoghettizzando rispetto alla possibilità di partecipare a pieno titolo ai beni più grandi che la civiltà classica ci ha consegnato, e cioè l’agorà e il logos”.

In definitiva, se spazi sicuri e liberi ci devono essere nelle università dovranno essere spazi dedicati al confronto e non allo scontro. Senza prescindere da un principio base: la libertà di parola e di espressione è garantita dalla Costituzione e chi vuole sopprimerla è il vero nemico ella democrazia.

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