Stretta ai visti dei cittadini russi, ma c’è il trucco. Mosca: così l’Ue si spara sui piedi

1 Set 2022 11:51 - di Paolo Lami

È ironica e sferzante la reazione della Russia alla decisione dei 27 Paesi Ue riuniti ieri a Praga di “congelare” l’accordo sui visti “semplificati” per i turisti russi: “se a Bruxelles hanno deciso di spararsi ancora una volta sui piedi è una loro scelta”, ha detto, a Ria Novosti, il vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushko, avvertendo che “le misure saranno simmetriche, asimmetriche o altre che in Ue non si aspettano”.

Poco prima era stato l’ex-presidente russo Medvedev ad attaccare, dal suo canale Telegram, i vertici Ue: “hanno stufato con i loro schiamazzi russofobi sui visti Schengen per i cittadini del nostro paese”  augurandosi “che introducano rapidamente un divieto totale sulla loro emissione. Finalmente tutti si convinceranno di qual è l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dei cittadini russi”.

“Gli europei – aveva aggiunto Medvedev – mostreranno il loro vero volto e distrarranno meno, con le loro menzogne e messaggi deliranti, la Russia e i suoi cittadini dall’attuazione dell’operazione militare speciale. À la guerre comme à la guerre”.

Alcuni Paesi, in particolare i Paesi Baltici Estonia, Lituania, Lettonia – poi Repubblica Ceca, Slovacchia e quindi la Polonia avevano già smesso di rilasciare visti ai turisti russi.

Ora la decisione dei 27 Paesi Ue di abolire il regime semplificato, previsto dall’accordo di facilitazione dei visti sottoscritto nel 2007 fra Mosca e la Ue, si traduce, sostanzialmente, in tre questioni.

Innanzitutto la tassa da pagare per ottenere i visti passa dai precedenti 35 euro ad 80 euro.

Si allungano inoltre i tempi burocratici per il rilascio, cercando così di dissuadere i turisti russi che vorrebbero, ad esempio, venire in Italia, obbligandoli a scegliere altre mete non Ue.

Infine, sempre per ostacolare il turismo russo, è stato aggiornato l’elenco dei documenti da presentare per ottenere i visti chiedendone molti di più.

Germania, Francia, Italia, Ungheria, Belgio, Austria e Portogallo, così come Grecia e Cipro, si sono opposte a misure draconiane che avrebbero colpito in maniera indiscriminata i cosiddetti “visti shopping” e, alla fine, è prevalsa l’idea di rendere più complessa la procedura di richiesta di visti per i turisti russi.

I numeri già lasciano intuire che anche questa mossa, come le sanzioni precedenti adottate dalla Ue, rischia di rivelarsi un boomerang per quei paesi, come l’Italia – ma non solo – che, grazie all’attrattività del nostro Paese, beneficiano dei flussi turistici dall’est.

Il flusso turistico dalla Russia in Ue è già sceso, nel 2022, del 90-95 per cento.

In precedenza la Grecia rilasciava circa 700 visti al giorno, ora sono crollati a 150.

Prima della pandemia in Finlandia venivano presentate dai russi circa 74.000 richieste di visti al mese. Ora Helsinki ha fatto sapere che non accetterà più di 2.000 richieste di visti al mese. E le domande possono essere presentate solo il lunedì e in quattro centri visti, a Mosca, San Pietroburgo, Murmansk e Petrozavodsk.

In Russia molti sono convinti che la questione dei visti cosiddetti “Schengen” diventerà più formale che sostanziale. E, comunque, è stata già trovata, in qualche modo, la soluzione, consentita, in effetti. E anche consigliata dai tour operator: dotarsi di due passaporti. Con uno viene chiesto il visto Schengen. L’altro, invece, denominato “Servizi pubblici”, consente di bypassare i divieti. Anche se richiederà, comunque, più tempo di prima per essere rilasciato.

 

 

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