Sordomuto rom precipitato dalla finestra: non c’era nessun mandato. La sorella: “L’hanno buttato giù”

13 Set 2022 15:49 - di Greta Paolucci
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Un caso avvolto nel mistero, quello del sordomuto rom precipitato dalla finestra durante accertamenti delle forze dell’ordine. Un dramma che si è consumato tra le mura della casa popolare di Primavalle dove la vittima vive con la famiglia – i genitori, i coniugi Omerovic/Sejdovic, e 3 fratelli (due minori e una sorella disabile come la vittima – su cui i magistrati stanno cercando di fare luce. Passando al setaccio testimonianze, dichiarazioni e voci di quartiere. E, soprattutto, un post sparito dopo la pubblicazione, in cui una condomina del complesso alla periferia della capitale, denunciava quanto tra quelli stabili si vociferava da tempo tra vicini: Hasib Omerovic – questo il nome del 36enne che versa in gravi condizioni in ospedale dopo la caduta. In coma da oltre 50 giorni – «importuna tutte le ragazze. Bisogna prendere provvedimenti». Il post sarebbe stato rimosso, spiega Il Giornale in un servizio sulla vicenda, «ma i familiari sono riusciti a fare uno screenshot».

Sordomuto rom precipitato dalla finestra: il caso

Ieri mattina, una conferenza stampa a Montecitorio, alla presenza dei familiari della vittima, del deputato di +Europa Riccardo Magi. Di Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio. E degli avvocati della famiglia rom, Arturo Salerni e Susanna Zorzi, ha portato il caso sotto i riflettori dei media. E da 24ore il sospetto delle principali testate è che si tratti di un nuovo “caso Cucchi”. Una vicenda che potrebbe adombrare risvolti inquietanti, su cui i magistrati, che hanno aperto un fascicolo per tentato omicidio contro ignoti, sono chiamati a fare luce. Intanto, l’avvocato Arturo Salerni, legale dei genitori e della sorella della vittima, riferisce che «dopo quanto emerso, per ragioni di sicurezza, la famiglia ha chiesto di essere allontanata da quella zona».

Sordomuto rom precipitato dalla finestra: il punto sulle indagini

ùUna vicenda drammatica, sulla quale l’onorevole Riccardo Magi ha presentato anche una interrogazione parlamentare alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. E per la quale, dal giorno della tragedia la famiglia di Hasib vive nel terrore e non è più tornata nella casa popolare, «regolarmente assegnata» – riporta il quotidiano milanese – e «dove viveva da tre anni». Ma dove la vita di una famiglia, da quell’oscuro 25 luglio di quest’anno, si è interrotta. Sospesa in una bolla di paura e di attesa. Le indagini, nel frattempo, procedono. A partire dall’indomani dalla pubblicazione di quel post quando, all’ora di pranzo, quattro persone senza mandato che si qualificano come agenti di polizia in borghese, entrano nell’appartamento per chiedere i documenti ad Hasib.

Gli agenti chiamati a chiarire la dinamica dei fatti

Da quel momento in poi tutto si fa misterioso. Intanto perché le indagini che i pm di Piazzale Clodio stanno conducendo sulla vicenda, hanno già appurato che non c’era nessun mandato di perquisizione da parte della Procura di Roma in relazione al caso di Hasib. Pertanto, resta da chiarire se si sia trattato di una perquisizione di iniziativa coordinata da un funzionario. O di una decisione presa dagli agenti di polizia. Un’indagine che la Procura di Roma sta svolgendo insieme alla Squadra Mobile con la piena collaborazione da parte della Polizia di Stato. Non solo: dalle stanze degli inquirenti l’Adnkronos apprende anche che i poliziotti coinvolti nel caso saranno sentiti dagli inquirenti per chiarire la dinamica dei fatti.

La drammatica testimonianza della sorella di Hasib

Una dinamica che, al momento, deve sciogliere il nodo della ricostruzione della dinamica dei fatti. Secondo quanto raccontato dalla sorella minore dell’uomo, anche lei affetta da disabilità, gli agenti sarebbero entrati nell’appartamento e avrebbero chiesto i documenti anche a Omerovic. Stando a quanto riferisce la ragazza e a quanto è fissato nero su bianco nella denuncia, il fratello si sarebbe spaventato e si sarebbe chiuso nella sua stanza. «A quel punto – registra tra gli altri il sito dell’Ansa sulla base della ricostruzione della giovane – gli agenti avrebbero forzato la porta. Lo hanno picchiato con il bastone, è caduto e hanno iniziato a dargli i calci…è scappato in camera e si è chiuso… loro hanno rotto la porta… gli hanno dato pugni e calci… e lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù».

Il fascicolo della Procura e l’interrogazione alla ministra Lamorgese

Il fascicolo, allora, affidato al sostituto procuratore Stefano Luciani – che nelle scorse settimane ha disposto il sequestro di un lenzuolo insanguinato e di un manico di scopa spezzato – ora dovrà essere integrato con la ricostruzione degli agenti entrati in quell’appartamento quel 25 luglio. E con quanto appurerà l’indagine interna che il deputato Magi ha rivolto alla ministra Lamorgese «per fare luce sugli obiettivi e le modalità dell’intervento della polizia di Stato. Come su eventuali violazioni anche disciplinari poste in essere». Infine, per appurare «se vi sia un rapporto di servizio sull’intervento e quale sia il contenuto dello stesso».

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