Quattordicenne romana stuprata, filmata e costretta ad abortire: arrestato il fidanzato romeno

5 Set 2022 10:20 - di Davide Ventola
violenza fidanzato romeno

Una quattordicenne romana è rimasta incinta due volte dallo stesso ragazzo, un romeno, di 17 anni: dopo botte, umiliazioni e stupri filmati e messi sui Social, la giovane denunciato tutto ai carabinieri.

«Il mio fidanzato mi ha picchiata, ha provato a strozzarmi mettendomi le mani al collo, mi ha dato dei morsi in faccia», racconta la giovane il 30 luglio scorso ai carabinieri di Prima Porta. «Parla dell’aborto ai primi di luglio all’ospedale – dice che il ragazzo romeno – l’ha costretta ad avere rapporti che avvenivano anche per strada», riassumono gli atti. «All’inizio era bravo, poi ha iniziato a diventare violento, mi ha rubato dentro casa, era geloso e mi obbligava a non andare a scuola, mi menava per gelosia» , inizia il racconto della storia terminata il 14 agosto scorso, quando il ragazzo è stato arrestato con l’accusa di stalking, violenza sessuale e lesioni, reati rimediati anche per aver perseguitato la vittima insistendo per non farla abortire dopo una prima gravidanza.

La prima volta la ragazzina aveva appena 13 anni e, con il sostegno dei genitori, ha deciso di abortire nonostante il fidanzato si opponesse. Ora è nuovamente in attesa di un bambino, che sarebbe però il frutto di uno stupro da parte del diciassettenne. Una violenza avvenuta «sotto il Tevere», quando il suo ragazzo l’avrebbe costretta a subire un rapporto filmando ogni cosa con il cellulare. Pare fosse quasi una prassi.

Quattordicenne romana costretta a subire violenze, botte e umiliazioni

Il 17enne arrestato, che adesso è in una comunità, nega tutto. A Repubblica Guido Pascucci, avvocato dell’accusato, parla di “un dramma consumato in un contesto di degrado e di dipendenza maniacale dall’uso dei telefonini”. Quei video, dice il giovane «li ho girati con il suo permesso. Avevamo deciso insieme di mandarli agli amici in chat. La verità è che i suoi genitori mi hanno sempre odiato, mi chiamavano “romeno di m…».

Per appurare la verità il pm Carlo Morra sta analizzando i cellulari dei ragazzi. Contengono foto erotiche, accuse e insulti diffusi anche nelle chat con gli amici. Per i magistrati sono prove che si sommano alle testimonianze: «Le faceva bruciature di sigaretta e le sferrava calci e pugni», «Le ha spaccato il telefono, la gonfia e racconta che una sera era andata a ballare con le amiche e che l’ha presa a pugni rompendole il labbro». La ragazza piange e racconta ai carabinieri dei rapporti «per strada, nel prato, in giro». «Mi diceva di stare zitta sennò mi menava » . Poi l’aborto, la relazione che si interrompe e riparte. Quindi la seconda gravidanza, dopo un «rapporto sessuale avvenuto sotto il Tevere». Fino alla denuncia ai carabinieri.

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