Putin costretto a “scusarsi” anche con Modi: «Noi vogliamo la fine della guerra il prima possibile»
Non solo la Cina. Nell’ultima giornata del vertice di Samarcanda, Vladimir Putin incassa anche la freddezza dell’India: con il premier Narendra Modi è stato di fatto costretto a giustificarsi, quasi a scusarsi sulla guerra in Ucraina, così come era sostanzialmente avvenuto ieri con il leader cinese Xi Jinping. «So della posizione sul conflitto in Ucraina e anche delle preoccupazioni. Vogliamo che tutto questo finisca il prima possibile, ma l’Ucraina è fissata sul raggiungere i suoi obiettivi sul campo di battaglia. Vi terremo al corrente di quanto accade lì», ha detto il presidente russo a Modi, secondo quanto riportato dal Times of India.
Modi a Putin: «Oggi non è tempo di guerra»
Per Putin l’incontro con Modi, così come quello con Xi, è stato il primo dall’inizio del conflitto. Dunque, un appuntamento particolarmente importante, che però non è andato come nei piani del Cremlino, che contava di uscire dal summit dell’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Sco) con progetti di collaborazione e sostegni più marcati. «Oggi non è tempo di guerra», è stato l’avvertimento di Modi a Putin, secondo quanto riportato dai media indiani. «L’era odierna non è quella della guerra e ne ho parlato in molti colloqui telefonici» con Putin, ha precisato ancora Modi, aggiungendo che «oggi abbiamo la possibilità di parlare di come possiamo andare avanti sulla strada della pace».
La freddezza della Cina: il richiamo alla necessità di contrastare «il caos»
Ieri Xi, nell’ambito di dichiarazioni di reciproca amicizia, aveva a sua volta fatto capire di continuare a guardare con preoccupazione al conflitto e di non avere intenzione di cambiare la propria posizione cauta a vantaggio di Mosca. Definendo Putin «un caro vecchio amico», Xi ha spiegato che la Cina è «disponibile» a lavorare con la Russia per «infondere stabilità ed energia positiva in un mondo pieno di caos». Un caos, hanno notato diversi osservatori, al quale la guerra in Ucraina dà una bella spinta. Lo stesso Putin, del resto, sostenendo di «apprezzare la posizione equilibrata dei nostri amici cinesi in relazione alla crisi ucraina», aveva spiegato di comprenderne «le domande e preoccupazioni», assicurando che durante l’incontro avrebbe spiegato «in dettaglio la nostra posizione su questo tema».
Il sinologo Sisci: «Mosca più isolata di prima, le restano solo Iran e Corea del Nord»
Dunque, secondo il sinologo Francesco Sisci, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, Samarcanda è stata un «fallimento» per la Russia, che oggi è «chiaramente più isolata di qualche mese fa» e si ritrova col sostegno «solo di Iran e Corea del Nord». Una questione che, per l’esperto, è «un grande punto di domanda il futuro della Russia stessa, non solo del regime putiniano», motivo per cui di fronte alla possibilità che «la Russia si divida o che un prossimo governo russo sia questa volta filo-occidentale», la Cina «sta cercando di anticipare i tempi» e ha fatto «una mossa astuta», ovvero «non è andata a sostenere un amico che ha un piede nella fossa, ma sta cercando di capire quali sono i suoi possibili margini di manovra per il futuro».