Paul Haggis, il Riesame spiega il no all’arresto del regista e i dubbi sulla donna: “Forse intenti speculativi”
Con il deposito delle motivazioni del provvedimento con cui è stato rigettato il ricorso del pm del tribunale di Brindisi, contro la revoca degli arresti domiciliari a carico di Paul Haggis, si chiude la controversia. E cala il sipario sul caso dei presunti abusi di cui una 29enne inglese ha accusato il regista canadese Paul Haggis. Come noto, i giudici hanno rigettato l’appello dei pm, che insistevano per l’arresto del regista premio Oscar. Arresto richiesto sulla base delle presunte violenze sessuali che sarebbero avvenute – secondo l’accusa – dal 12 al 15 giugno in un B&B di Ostuni. Oggi, però, il Tribunale del Riesame spiega anche il perché di quel rigetto. Entrando nel merito della decisione, che i giudici argomentano nel segno di «numerose incongruenze e forti dubbi sulla veridicità del racconto» della donna.
Caso Paul Haggis: le motivazione del Tribunale del Riesame
E infatti scrivono: «Non può acriticamente ritenersi che la posizione (e la deposizione)» della 29enne inglese che ha denunciato di essere stata abusata da Paul Haggis, sia scevra da intenti speculativi». E ancora: «Le numerose incongruenze e contraddizioni evidenziate, unitamente alla manifestata non indifferenza alla ricaduta economica della vicenda, non possono che far fortemente dubitare della genuinità del racconto della persona offesa – si legge nel provvedimento –. Chiaramente – proseguono quindi i giudici – ben lungi da voler anche solo sfiorare una valutazione morale, la situazione che plasticamente si evidenzia dalla lettura degli atti è il tentativo di un approccio da parte della 29enne, nei confronti di Haggis. Personaggio molto noto e verosimilmente economicamente solido».
Caso Paul Haggis, il Riesame spiega il non all’arresto e i dubbi sulla denunciante
«Il quale – si legge sempre nel testo – accoglie l’iniziativa della donna verosimilmente solo per una esperienza di conoscenza sessuale. Che gestisce probabilmente con modalità spicciole e poco rispettose. Tanto da deludere le aspettative di ben altra natura della partner». Non solo. Una ricostruzione della vicenda, quella dei giudici, che nel motivare i dubbi sui possibili intenti speculativi della denunciante, fa riferimento anche ai messaggi inviati dalla 29enne su Instagram al regista. Messaggi che, si legge nel provvedimento, rivelano «con chiarezza un corteggiamento che la donna rivolge al regista al fine di incontrarlo e passare alcuni giorni in sua compagnia. Probabilmente per instaurare una relazione personale, più che professionale».
«Forse aveva intenti speculativi: numerose incongruenze e contraddizioni»
«Ne è conferma il fatto – aggiunge il testo del provvedimento – che la ragazza decide di condividere la stessa camera, e dunque lo stesso letto, con il suo ospite». Una donna, la presunta vittima, della quale i giudici ritraggono «la personalità volitiva e determinata». Una personalità, cioè, «che mal si concilia – si legge nel documento – con la descrizione della vittima quale donna debole e soggiogata dalla personalità dell’indagato». E con questo cala davvero il sipario sulla vicenda…