Palamara, i legali chiedono la nullità del rinvio a giudizio. La Procura: «Richiesta infondata»
La difesa di Luca Palamara chiede di azzerare l’esito dell’udienza preliminare attraverso la dichiarazione di nullità del rinvio a giudizio disposto dal Gup di Perugia. L’ex-presidente dell’Anm, nonché membro del Csm si difende davanti al tribunale del capoluogo umbro dall’accusa di corruzione per l’esercizio delle funzioni. I legali di Palamara hanno motivato la richiesta adducendo «la mancata messa a disposizione di tutti gli atti alla difesa». Gli avvocati hanno inoltre chiesto l’acquisizione di tutte le dichiarazioni di Piero Amara, Giuseppe Calafiore e di Fabrizio Centofanti relative al loro assistito. «Non si pensi che la difesa resti inerte davanti a questo spezzettamento – ha detto in aula uno dei legali -. Chiediamo il ritorno in udienza preliminare perché la nullità si è verificata in quella sede».
Palamara imputato di corruzione
La pubblica accusa, dal canto suo, ha giudicato «inammissibile e infondata» la richiesta. «Non c’è mai stata violazione del contraddittorio», ha sostenuto il pm. In realtà, la richiesta della difesa dell’ex-magistrato riguarda la vicenda relativa alla loggia Ungheria. Ma questa, ha obiettato la Procura, «ha tutt’altro tenore, e né Palamara né altri soggetti di questo procedimento sono coinvolti». Morale: «Questo materiale non ha attinenza con la contestazione che abbiamo portato a giudizio». In ogni caso, i giudici si sono riservati e faranno conoscere la loro decisione il prossimo 17 ottobre, data della prossima udienza.
A processo con lui anche Adele Attisani
Insieme all’ex-pm radiato dalla magistratura, e imputata del suo medesimo reato, nel processo cominciato lo scorso 15 novembre c’è anche la sua amica Adele Attisani. Al processo si è giunti dopo che il 23 luglio del 2021 il Gup di Perugia dispose il rinvio a giudizio per Palamara nel filone principale dell’inchiesta perugina per corruzione dopo un’udienza preliminare durata 8 mesi. In quella stessa sede, inoltre, il Gup accolse la richiesta di patteggiamento a un anno a sei mesi per l’altro imputato l’imprenditore Centofanti, che aveva reso dichiarazioni spontanee ai magistrati della procura di Perugia.