Il piano B di Letta: dopo il voto, un’accozzaglia parlamentare per scippare la vittoria al centrodestra
Una bella accozzaglia parlamentare, per far risultare il Pd primo partito anche a dispetto del risultato delle urne. Sarebbe questo il piano a cui sta lavorando Enrico Letta, continuando anche a coltivare la speranza di riuscire comunque ad arginare la debacle delle urne e, perfino, di accreditarsi come primo partito. L’idea sarebbe quella di far convogliare tutti gli eletti delle liste alleate in un unico grande gruppo parlamentare a guida Pd: da Sinistra Italiana-Europa Verde a Più Europa, da Impegno Civico a Articolo Uno. Dunque, una manovra di palazzo fatta e finita per potersi presentare da Sergio Mattarella rivendicando di essere la forza con i numeri maggiori alle Camere.
Ecco «il piano segreto di Letta per farsi dare l’incarico da Mattarella»
A illustrare quello che sarebbe il «piano diabolico» di Letta è oggi Il Giornale, in un articolo intitolato «Il piano segreto di Letta per farsi dare l’incarico». L’obiettivo, vi si legge, è «portare il Pd a essere il primo gruppo per numero di eletti in Parlamento». Una «missione quasi impossibile. Ma Letta ci prova. Soprattutto – sottolinea Pasquale Napolitano, che firma l’articolo – perché spera, con questa mossa, di esercitare una pressione sul presidente della Repubblica quando saranno avviate le consultazioni con le forze politiche per decidere a chi affidare un eventuale incarico per formare il governo».
Una “missione impossibile” ma il segretario dem ci prova lo stesso
Ci sono però una serie di variabili che non dipendono da Letta, né dalla sperimentata perizia del Pd nell’arrivare al governo a dispetto del voto popolare. La prima è che il centrodestra non riesca a ottenere una maggioranza chiara in almeno uno dei due rami del Parlamento. La seconda è che si presenti diviso al Colle sul nome del premier da indicare a Mattarella. La terza è che il Pd esca dalle urne come primo partito. Insomma, davvero una missione quasi impossibile. E ciononostante Letta non si arrende all’idea che in Italia possa attuarsi una vera, compiuta democrazia dell’alternanza. Ma forse anche solo una vera, compiuta democrazia in cui, semplicemente, chi vince governa.
Le trattative di Letta con gli altri partiti in nome delle poltrone
Il segretario dem sarebbe già «a buon punto» nei colloqui con i leader delle altre forze politiche di centrosinistra. «I ministri Di Maio e Speranza hanno già dato l’ok all’ingresso dei propri eletti nel gruppo dem. Le resistenze si registrano, al momento, nel fronte di sinistra con Bonelli e Fratoianni e con Emma Bonino», si legge sul Giornale, dove è spiegato che «gli argomenti che Letta mette sul piatto potrebbero essere convincenti: per tutti c’è la possibilità di rientrare in partita per la formazione del nuovo esecutivo con un po’ di posti a disposizione».
Al Nazareno pronti a tornare a braccetto anche con il M5S
Insomma, una questione di poltrone, che potrebbe allargarsi anche a quelli che in questa campagna elettorale sono formalmente avversari. «Con i grillini abbiamo avuto un problema enorme sulla caduta del Governo Draghi, abbiamo distanze sui contenuti, specie ora che stanno esasperando i toni, ma loro non sono la destra di Meloni e Salvini», ha detto Dario Franceschini in un’intervista a La Stampa di oggi, rispondendo alla domanda se l’alleanza con i pentastellati «un domani sia recuperabile».