Il caso di Hasib caduto dalla finestra. Le piste seguite dalla Procura e le foto che scagionano i poliziotti
Sul caso del rom Hasib Omerovic la procura segue una pista ben precisa. Ne scrive oggi Il messaggero e parla di “un controllo degenerato, avviato in maniera non consueta e, soprattutto, finito nel peggiore dei modi. Probabilmente l’obiettivo dei poliziotti era prevenire una spedizione punitiva da parte di alcuni residenti di Primavalle”. Il motivo risiederebbe nell’accusa al giovane di molestare le donne del quartiere. E anche di infastidire minorenni. Voci, boatos di quartiere, rimbalzati anche sulla pagina Fb del gruppo di Primavalle. Dove era apparso un post poi rimosso in cui si mette in guarda “da quest’essere”, bollato come molestatore seriale.
La perizia psichiatrica sulla sorella di Hasib
La Procura inoltre – sostiene ancora Il Messaggero – “ha intenzione di chiedere una perizia psichiatrica su Sonita, la sorella di Hasib, presente quel giorno durante l’intervento della polizia. La ragazza, trentenne, è di fatto l’unica testimone oculare ed è lei che accusa i poliziotti di avere picchiato e lanciato dalla finestra il fratello. Tuttavia è affetta da un grave ritardo cognitivo che rischia di minare l’attendibilità della sua versione”.
Un’altra pista: la nipote di uno dei quattro poliziotti era stata molestata
Il quotidiano Repubblica riferisce anche di una pista ulteriore: la nipotina di uno dei quattro poliziotti entrati nell’appartamento in via Gerolamo Aleandro sarebbe stata importunata nel quartiere di Primavalle da una persona. Forse proprio da Omerovic? Per questo i quattro agenti hanno fatto irruzione nell’appartamento? E’ la tesi della spedizione punitiva.
Le foto scattate dai poliziotti
Dalla loro – continua Repubblica – “gli agenti hanno delle immagini già recapitate ai magistrati e che proverebbero come il 36enne abbia invece fatto tutto da solo. La prima foto scattata ad Hasib da un investigatore di lungo corso, forse il più esperto dei quattro, mostra il ragazzo seduto, in perfetta salute, con lo sguardo comunicativo e senza alcun segno in volto. Ciò starebbe a dimostrare il fatto che non è stato picchiato e che si è lanciato da solo. La prima istantanea giocherebbe un ruolo determinante se messa a sistema con la seconda immagine, scattata solo due minuti più tardi e che mostra il 36enne sdraiato in terra dopo la caduta, sul retro del palazzo. Tra il primo e il secondo scatto, stando agli orari registrati sul cellulare, intercorrerebbero solo due minuti, non di più: è il tempo che si impiega a uscire dall’appartamento e poi a fare il giro dello stabile, percorrendo una seconda rampa di scale, fino al ballatoio sul quale Hasib ha rischiato di morire”.