Gender, prof rifiuta di rivolgersi a uno studente trans con “il loro”: prima viene sospeso, poi arrestato

9 Set 2022 16:52 - di Lorenza Mariani
gender

Lui si chiama Enoch Burke, ed è un professore irlandese salito agli onori della cronaca per una vicenda che sembra avere dell’incredibile. Ma che, invece, è la pura realtà. Il docente, che come riporta oggi un esaustivo servizio de La Verità, stilando un suo riassuntivo ritratto, è «un cristiano evangelico tutto d’un pezzo. Membro di una famiglia di 10 fratelli, nota per essere attiva negli ambienti irlandesi pro-life e pro-family». Un pedigree genealogico, il suo, che certo non lo ha aiutato a farsi giustizia nel momento in cui – e qui veniamo al nocciolo della questione – dopo aver trasgredito agli obblighi imposti dal manuale gender, prima si è beccato una sospensione dalla scuola in cui insegna. Poi, rifiutando quella punizione scattata d’ufficio, è finito addirittura in cella….

Enoch burke, il prof anti-gender finito in cella

La notizia, rilanciata dal Daily Mail, ha lasciato sgomento buona parte del mondo accademico e dell’opinione pubblica (almeno quella non ancora del tutto allineata alle prescrizioni del politically correct dettate dal manifesto Lgbt). E, soprattutto, ha concretizzato sotto gli occhi di tutti uno scenario da film fantapolitico, in cui la disobbedienza ai diktat che la cultura fluid viene severamente punita. Ma non in futuro distopico o post-apocalittico. Qui e ora: con la pubblica gogna e con la mano pesante della legge…

Il prof si è rifiutato di chiamare un suo studente trans col pronome neutro

I guai per il professor Burke – un uomo colto e a proposito del quale, sempre il quotidiano diretto da Belpietro, riferisce che «su Amazon risultano 2 sue pubblicazioni. Un libro in particolare sul rapporto tra edonismo e omosessualità alla luce dei teologi Joseph Pieper e Sam Allbarry si rifiuta di dare del «loro» a uno studente. E viene sospeso. Poi, al rifiuto di astenersi dal lavoro, se ne va pacatamente in cella: scortato da diversi agenti come fosse un criminale comune (in basso il video da Youtube che riporta la sequenza del fermo).

Prof disobbedisce ai diktat gender: la scuola lo sospende e continua a presentarsi in aula

Il prof in cattedra, infatti, non ha voluto cedere ai dettami socio-politici cui il gender si richiama. Più volte. Ostinandosi a chiamare uno studente con il nome (e il pronome) che l’alunno ha sui documenti. L’ossequio al riconoscimento anagrafico. Ma la reiterata disobbedienza civile manifestata nel rifiuto a rivolgersi al giovane transgender – che sembra sia in transizione – con il pronome “loro”, gli è costata cara. La sconfessione della scuola che lo ha sospeso, prima. E l’ingiunzione del giudice che gli ha imposto di non ripresentarsi a scuola fino al termine del procedimento disciplinare interno, subito dopo.

La corte lo condanna a un settimana in cella

Un rifiuto reiterato che Burke, al giudice Michael Quinn che ha emesso la sentenza di arresto, ha argomentato replicando con convinzione e fierezza d’altri tempi: «È una follia che sarò condotto da questa aula di tribunale a un luogo di incarcerazione, ma non rinuncerò alle mie convinzioni cristiane». Pagando la sua pervicacia a non piegarsi all’ideologia gender imperante – e già socialmente radicata sul terreno sociale scolastico – con varie notti trascorse «in una prigione di Dublino». Consapevole che, per riscuotere il prezzo di tanta convinzione e pacatezza nell’accettare “punizione” e sentenza (basta vedere il video per rendersene conto), ci vorrà del tempo.

La sua difesa: «Preferisco essere un cristiano in prigione che un pagano asservito all’ideologia transgender fuori di essa»

Intanto, però, il coraggioso prof non allineato alla corte che lo interrogava sul suo non voler stravolgere le regole della grammatica – e il loro simbolismo concettuale – solo per aggraziarsi studenti e lobby potenti, ha detto la sua. Spiegando che preferisce essere «un cristiano nella prigione di Mountjoy» per una settimana, piuttosto che un «pagano asservito all’ideologia transgender fuori di essa». Aggiungendo anche che: «Il transgenderismo è contro la fede cristiana. È contrario alle Scritture, all’ethos della Chiesa d’Irlanda e della mia stessa scuola». Per lui niente sconti allora. Perché agli obblighi imposti dall’ecumenismo politically correct non ci può sottrarre evidentemente. E chissà se potrà mai riscuotere il costo di una battaglia condotta in solitaria.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *