Caccia al senatore che molesta le assistenti dopo un servizio di Fanpage (che però non fa il nome)
Un’inchiesta di Fanpage getta un’ulteriore ombra sulla campagna elettorale. Il giornale, in un articolo a firma Backstair, riporta il caso di un senatore, attualmente candidato, che avrebbe molestato in più occasioni le sue assistenti. Fatti di cui si sarebbe vociferato a lungo e che sarebbero stati coperti da un fitto muro di omertà. Le stesse vittime, per non mettere a rischio la propria vita personale o professionale, si sarebbero sottratte al confronto cercato sulla questione dalla testata, che è partita dalla storia di una ragazza, nome di fantasia Ambra, che ha raccontato con dettagli le molestie che avrebbe subito.
L’inchiesta di Fanpage sul senatore molestatore
Ambra, chiarisce Fanpage, non ha sporto denuncia. Il giornale sostiene però di aver verificato la storia con «mesi di indagini», che hanno consentito di entrare in possesso di «documenti, tra cui chat, audio e mail che coinciderebbero con il suo racconto e per questo riteniamo opportuno raccontarlo». Il resoconto sulle molestie che la donna ha raccontato di aver subito è pieno di dettagli che lasciano senza parole: il primo colloquio di lavoro con il senatore che la invita a cambiare modo di vestire, che l’avverte che lui è «molto chiacchierato», che le chiede di non passargli «così vicino» perché «sono pur sempre un maschietto».
Il racconto di “Ambra” sulle pesanti molesti subite
Campanelli d’allarmi, come l’invito dell’assistente del senatore a tenere la porta aperta, di cui Ambra sembra capire la portata solo successivamente, quando, secondo quanto riferisce Fanpage, «inizia a ricevere messaggi ambigui» e, soprattutto, quando in un successivo incontro si ritrova prima baciata suo malgrado e poi con le mani sotto la gonna nonostante il tentativo di allontanarsi. Una fuga che non le riesce né dentro né fuori dall’ufficio: un paio di giorni dopo, secondo quanto raccontato nell’articolo, la ragazza avrebbe ricevuto una chiamata di insulti dall’amante del senatore, il quale a sua volta avrebbe continuato a chiamarla insistendo per rivederla, tanto da spingerla a minacciare denuncia. «Sì, certo, denunci un senatore con l’immunità. Stai perdendo l’uomo e l’occasione della tua vita. Non ci vuole un matematico per sapere a chi crederanno tra i due», sarebbe stata la risposta che si legge nell’articolo e in uno degli screenshot che lo corredano.
Il caso monta, ma nessuno parla
E, ancora, a lei che scrive «sei un viscido schifoso, sparisci», la replica è: «Ma smettila a fare la perfettina, se non volevi che ci provavo non ti mettevi la gonna, che era un chiaro segnale, ti mettevi i pantaloni e facevi la frigida. Con questi movimenti femministi del cazzo vi siete tutte montate la testa». Il racconto di Fanpage su quello che succede dopo prosegue con un crescendo: esce un articolo su un senatore che molesta le assistenti; Ambra viene contatta da una di loro che la invita a denunciare insieme a un’altra ragazza, la quale però non vuole perché è da poco diventata madre; le voci si fanno sempre più insistenti e Ambra viene contattata da un giornalista, ma rifiuta di parlare.
Accuse gravi anche contro agenti di polizia
È a questo punto che, secondo la ricostruzione, succede qualcosa, se possibile, ancora più sconcertante nel contesto raccontato: Ambra subisce una perquisizione per una denuncia presentata dal senatore contro di lei per stalking con riguardo a presunti messaggi offensivi sui social. Fra gli agenti, secondo la ricostruzione offerta a Fanpage, qualcuno ammette che è stato solo un modo per intimorirla e che il senatore ha esercitato pressioni per accelerare la perquisizione. Senonché anche nelle file della polizia vi sarebbe stato chi è andato oltre il limite: Ambra racconta di un poliziotto che le chiede perché sia andata in gonna all’incontro con il senatore e che poi le invia una mail che si chiude con un «comunque sei uno spettacolo».
Una bomba gettata sul campo della campagna elettorale
Fanpage assicura di aver potuto ricostruire «la rete fittissima di donne che da un punto all’altro dello stivale sono cadute ai piedi del senatore», spiegando di non essere riuscita però a trovare nessuna che volesse parlare. La testata aggiunge inoltre di essere stata contatta dall’ufficio stampa del partito dopo l’ennesimo tentativo fallito. È evidente che si tratta di una storia che, se corrispondesse a come è stata raccontata, rappresenterebbe una bomba non solo per il senatore, ma anche per il suo partito, per la polizia, per gli entourage parlamentari. Ma, per la piega che ha preso, ora rappresenta una bomba anche per la stessa Fanpage.
I dettagli sul “senatore molestatore” scatenano la caccia all’uomo
Su Twitter l’hashtag #senatore è andato in tendenza e in molti stanno chiedendo di conoscere il nome del parlamentare, intorno al quale si è sviluppata una vera e propria caccia. Da Fanpage apprendiamo che il senatore nel 2018 «era già quello che è oggi», poiché una delle vittime è stata molestata in quel periodo; che è «piuttosto noto»; che, come avrebbe detto lui stesso, è «chiacchierato»; che, secondo quanto detto da Ambra in un’intervista video schermata sempre alla testata, farebbe della famiglia un suo cavallo di battaglia e che il suo partito farebbe altrettanto con donne e giovani; che il suo partito sarebbe «uno dei principali di questa campagna elettorale». È invece Dagospia, che ricorda di aver «sussurrato» del caso a dicembre, a sottolineare che si tratta di un «piccolo partito» nel quale il «vispo senatore» ha fatto fare «una luminosa carriera alla sua giovane amante».
La cautela di Fanpage e la necessità di chiarezza
Dunque, molti saprebbero e saprebbero da tempo, ma l’identità del senatore continua a rimanere ignota. Ed è questo, forse più della storia in sé, che sta infiammando i social, dove in molti rivendicano il diritto di sapere per chi andranno a votare il 25 settembre. Un passaggio che a questo punto appare ineludibile e spinge a chiedersi perché anche Fanpage, che in passato, per molto meno, non ha avuto remore ad alzare polveroni su personaggi politici in piena campagna elettorale e perfino a farsi agente provocatore, oggi usi tutta questa cautela in presenza delle molte pezze d’appoggio che dichiara di avere e che, ci si augura, a questo punto vengano acquisite dalle autorità competenti.