Trump indagato con l’Espionage Act (usato contro Assange) per i documenti declassificati di Mar-a-Lago

13 Ago 2022 13:15 - di Silvio Leoni
Trump

Poteva o no Donald Trump declassificare i documenti segreti classificati come “top secret/Sci”, il massimo livello di segretezza?

È questa la domanda intorno a cui ruota l’ultima offensiva giudiziaria dei democratici americani contro l’ex-presidente Usa, un’offensiva guidata dal ministro della Giustizia, il democratico Merrick Garland fedelissimo di Joe Biden. Che lo ha voluto lì proprio per marcare stretto Trump – come sta facendo – e sbarrargli il passo nella prossima corsa alla Casa Bianca.

Garland ha spedito gli agenti dell’Fbi – chiamato in causa ha ammesso di aver approvato personalmente il blitz – nella residenza privata di Trump di Mar-a-Lago a Palm Beach in Florida a caccia di documenti segreti che il tycoon avrebbe portato via dalla Casa Bianca quando ha dovuto lasciare il posto al suo successore Biden.

Il ministro della Giustizia gli contesta appunto di essersi portato via documenti segreti che Trump non aveva la facoltà di declassificare.

Gli agenti dell’Fbi hanno esibito a Mar-à-Lago un mandato di perquisizione nel quale di legge che Donald Trump è indagato per spionaggio, intralcio alla giustizia e distruzione di documenti federali.

In particolare il mandato autorizza la misura senza precedenti del sequestro di materiale in possesso di un ex-presidente sulla base dell’Espionage Act, una legge del 1917 che negli ultimi anni è stata usata un modo aggressivo – anche da Trump quando era alla Casa Bianca – non solo contro le spie per perseguire responsabili di fughe di notizie e whistleblower, come vengono chiamati in America i funzionari che denunciano irregolarità interne al sistema – anche contro il fondatore di Wikileaks, Julian Assan.

Approvato ai tempi della Prima Guerra Mondiale sotto la presidenza di Woodrow Wilson per rafforzare lo sforzo bellico, l’Espionage Act stabilisce che è illegale la raccolta di informazioni, di fotografie o di copie di documenti relative alla difesa nazionale con l’intento di usarle contro gli Stati Uniti o nell’interesse di altre nazioni.

Bisogna quindi dimostrare che Trump ha portato via quella documentazione per usarla contro gli Stati Uniti o nell’interesse di altre nazioni.

Secondo il mandato dell’Fbi tra i documenti ritrovati a Mar a Lago vi era materiale classificato come “top secret/Sci, il massimo livello di segretezza.

Trump ha replicato affermando che i documenti trasferiti a Mar-a-Lago erano stati tutti “declassificati” da lui prima del trasferimento.

Il presidente degli Stati Uniti, ricordano gli esperti, può declassificare alcuni documenti ma non quelli ‘top secret’ o ancora più riservati, dal momento che il loro contenuto è tutelato da altre leggi federali.

Tra questi documenti su tecnologie nucleari – che sarebbero tra quelli trovati in possesso di Trump – ed operazioni militari e di spionaggio.

“Informazioni di queste categorie, a prescindere da quello che il presidente possa dire o fare, richiedono sempre la protezione per l’interesse della sicurezza nazionale”, spiega William Leonard, ex-capo dell’Information Security Oversight Office degli archivi nazionali Usa.

La lista dei documenti sequestrati nella residenza di Trump in Florida, che ieri è stata resa pubblica da un giudice federale su richiesta del Dipartimento di Giustizia, annovera diverso materiale.

Vi sono documenti “top secret e “sensitive compartmented information“, i cosiddetti Sci, informazione sensibile compartimentata, che vuole dire che la sua circolazione è ulteriormente ristretta.

Questo tipo di documenti devono essere conservati solo in strutture speciali, dotate di particolari sistemi di protezione, chiamate in codice Scif.

Durante la presidenza, Trump, che trascorreva molto tempo in quella che venne ribattezzata la ‘Casa Bianca della Florida‘, aveva istituito una Scif a Mar-a-Lago, non più operativa però al termine del suo mandato.

Nella lista dei documenti oggetto della perquisizione in tutto vi sono cinque gruppi di documenti ‘top secret’ – uno dei quali indicato come ‘top secret-sci‘- tre gruppi ‘secret‘ e tre gruppi ‘confidential‘.

Vi sono poi raccoglitori di foto e un documento contenente informazioni sul presidente francese, Emmanuel Macron.

Inoltre vi è un documento relativo alla grazia concessa a Roger Stone, il fedelissimo di Trump che era stato condannato nel 2019 per aver mentito al Congresso sul Russiagate.

Il giudice ha autorizzato la pubblicazione solo del mandato di perquisizione non della dichiarazione giurata a sostegno della ricerca, che sicuramente contiene maggiori informazioni su questi documenti.

Non ci sono quindi conferme, ma neanche smentite, a quanto scritto dalla Washington Post riguardo al materiale sull’arsenale nucleare.

Inoltre dal mandato emerge che il reato ipotizzato non è solo quello di sottrazione di materiale segreto, ma quelli, più gravi, di “occultamento, rimozione o manipolazione” e di “distruzione, alterazione o falsificazione di documenti in un’inchiesta federale”.

“Questo suggerisce che il governo abbia ragione di credere che non si sia limitato a trattenere questi documenti”, ha dichiarato al Guardian Stephen Vladeck, docente di Diritto all’Università del Texas.

Le pene per i reati ai cui fa riferimento l’Fbi nel mandato sono pesanti: l’Espionage Act prevede una pena fino 10 anni, l’intralcio alla giustizia fino a 20 anni.

E nel giorno in cui si è appreso che Donald Trump è indagato per spionaggio per i documenti top secret trasferiti a Mar a Lago, da New York arriva anche la notizia che un giudice ha deciso che può andare a processo il caso intentato dalla Procura distrettuale di Manhattan contro la Trump Organization e il suo ex-Chief Financial Officer Allen Weisselberg.

Nel caso della Procura federale, che è autonomo rispetto a quello civile, sempre per frode fiscale, della procuratrice Letitia James di fronte alla quale Trump nei giorni scorsi ha invocato il Quinto Emendamento per non rispondere all’interrogatorio, Weisselberg è accusato di aver evaso circa 2 milioni di dollari di tasse in oltre un decennio, ricevendo compensi in modo indiretto nell’ambito di un sistema teso ad arricchire i dirigenti della società senza dover rendere noti i guadagni.

Gli avvocati di Weisselberg e della Trump Organization avevano chiesto l’archiviazione del caso ma il giudice Juan Merchan non ha accolto solo un capo di imputazione e li ha rinviati a giudizio per gli altri. Ed ha fissato per il 24 ottobre prossimo l’avvio del procedimento con la selezione della giuria.

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