Piccolotti, moglie di Fratoianni, su Fb: “Contro di me putrido fango, sceglierà il partito se candidarmi”

10 Ago 2022 17:27 - di Penelope Corrado
Elisabetta Piccolotti

“Il famoso collegio uninominale non era per Elisabetta Piccolotti: erano due, per Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro, e io ne sono davvero felice”. Lo scrive su Facebook Elisabetta Piccolotti, coordinatrice della Segreteria nazionale di Sinistra italiana e moglie del leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni.

“Ringrazio le centinaia di persone che mi hanno espresso solidarietà, ricordando i miei 24 anni di impegno e passione politica, tutti fuori dal Parlamento e a prescindere dal mio matrimonio. A tutti gli altri vorrei dire solo una cosa: a credere a quello che scrivono certi campioni destrorsi, renziani e pentastellati si può finire – a volte inconsapevolmente – a fare la parte degli utili idioti del sistema mediatico e di potere di questo paese – scrive la moglie di Fratoianni-  Un sistema maschilista e sessista, fondato sulla demolizione del valore e della storia delle donne e sulla loro riduzione ad orpello degli uomini”.

Piccolotti: “Deciderà l’assemblea del partito se sono utile”

“Volete sapere se mi candiderò nel proporzionale? Ho riflettuto molto ieri su questa cosa, ma non perché sono preoccupata dall’ondata di putrido fango che mi è piovuta addosso, ma perché invece sono preoccupata che questo fango possa nuocere a ciò a cui tengo di più, a ciò a cui ho dedicato la vita intera: la sinistra, l’ecologismo e la comunità di uomini e donne che con tante fatiche e tanti sacrifici hanno lottato affinché le nostre proposte avessero una rappresentanza autonoma e forte”, prosegue.

“È a loro che non voglio in alcun modo nuocere, ed è per questo che è a loro che va la scelta. Deciderà l’assemblea nazionale del mio partito se sono utile o sono d’intralcio, se candidarmi e dove, come sempre è stato. Decideranno loro e non due maschi in una stanza, e giudicheranno se il mio profilo è utile ad accrescere il consenso della nostra lista. È così che si fa nelle esperienze collettive: non io, ma noi”, conclude la Piccolotti.

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