Mughini, che noia queste femministe. L’articolo più intelligente sulla Meloni l’ha scritto lui

23 Ago 2022 19:02 - di Adriana De Conto
Mughini Meloni

Basta con questo termin ‘donne‘ usato come una clava. Un Giampiero Mughini monumentale sul Foglio fa strame del querimonioso dibattito sulla Meloni presuntamente maschilista. Questione aperta da un articolo di Natalia Aspesi su Repubblica in cui  invitava le donne a non votare la leader di FdI in quanta lei “pensa al maschile” . Da qui tunna una serie di firme si sono cimentate sul dilemma: una donna che arriva ad essere potenzialmente capo del governo, ossia Giorgia Meloni, è una conquista del femminismo italiano? “E’ concepibile un femminismo vincente e seppure interpretato da una donna di destra?”. La risposta di molte scrittrici e intellettuali di sinistra è stata “no”. A queste ha risposto Marina Terragni in una articolo rilanciato sul Secolo d’Italia in cui ha “asfaltato” queste posizioni con grande onestà intellettuale. Mughini va oltre. Basta con il termine “donna usato come un’ascia per spaccare il mondo in due”.

Mughini: parlare di ‘donne’ per spaccare in due il mondo è ridicolo

“Questioni una più fasulla dell’altra e tanto più che nella storia recente dell’Occidente abbiamo avuto casi clamorosi di donne che avevano preso il timone del comando politico. Aveva a che fare con il femminismo una primattrice della politica inglese quale Margaret Thatcher; o della politica tedesca quale Angela Merkel o della politica americana quale Hillary Clinton? Chi votava per loro o approvava la loro linea politica nelle materie più urticanti era condizionato magari all’1 per cento dal fatto che fossero donne, che portassero le gonne piuttosto che i pantaloni?”, è il ragionamento di Mughini in un lungo articolo tutto da leggere

Mughini dà una lezione alle femministe

E poi è ridicolo parlare di “donne” e di “uomini” riguardo a personalità diversissime tra loro. “Non esistono le ‘donne’,  bensì quella donna lì con quelle sue determinate caratteristiche, con quella sua determinata intelligenza, esperienza, ostinazione. Né più né meno di quel che succede agli uomini: un genere che ha al suo attivo tanto un Charles Spencer Chaplin che un Adolf Hitler. Hanno qualcosa in comune questi due personaggi che portano entrambi i pantaloni?”. E cita altri esempi: “Nilde Iotti e Laura Boldrini erano senz’ altro due donne e entrambe hanno rivestito la carica di presidente della Camera dei deputati. Detto questo non avevano in comune null’altro da come appartengono a due storie diversissime. (…). Di tutte le sciocchezze possibili, quella di dire che una donna vale quanto un’altra donna è una delle più terrificanti. Quante volte nella loro vita Gertrude Stein o Virginia Woolf o Anna Maria Ortese o Gae Aulenti hanno usato nella loro vita o nel loro lavoro il termine “Donne” con la iniziale maiuscola, e dunque alla maniera di un termine che tutto comprende e tutto spiega? Forse mai”.

“I successi della Meloni non dipendono dal suo essere donna”

Lo scrittore, bibliofilo ed editorialista viene al punto, alla leader di FdI. “Così come la Meloni non è assimilabile a qualsiasi altra donna italiana della sua generazione. Lei è quello che è, l’ho avuta di fronte da quando era una ragazzetta di destra poco più che ventenne ed era già in gambissima. Che il suo partito veleggi attorno al 23-24 per cento dei consensi, non dipende in nessun modo dal fatto che lei è una donna”. E poi la cosa che non gli va giù in questo genere di analisi è vedere ” il termine ‘donne’  usato come un’ascia con cui spaccare il mondo in due”.

“Quel che la Meloni farà non dipenderà dal suo essere donna”

L’ha sempre pensato da temi non sospetti, “già al tempo dei miei vent’ anni noi uomini e loro donne all’università facevamo le stesse cose, leggevamo gli stessi libri, vedevamo gli stessi film, avevamo le stesse passioni e magari le stesse allucinazioni ideologiche”. Fatevene una ragione, femministe e non, taglia corto lo scrittore: “Quel che la Meloni farà da (probabile) capo del governo non dipenderà nemmeno all’uno per cento dal suo esser donna. Dipenderà dall’accortezza con cui eserciterà un mestiere cui ha aspirato tutta la vita; quello di detenere il potere politico, quello di promettere agli altri che lei ha di che migliorare la loro condizione al mondo. Lo farà nei termini e alle condizioni che sono proprie all’Europa del Terzo millennio”. Punto.

“Il debito pubblico non si commuoverà se si troverà di fronte a una donna…”

E per chi non è convinto Mughini chiarisce il concetto:  “Le dure leggi delle politica se ne infischiano altissimamente se chi cerca di apprestarle in meglio è un uomo o una donna. Thatcher ragionò da donna quando gli argentini vollero fare uno stracanacchio agli inglesi e ai loro possedimenti coloniali, e lei immediatamente gli scaraventò contro aerei da bombardamento e corazzate?”. Tanto per fare un esempio. “E non dire delle baggianate pronunziate dalle femministe più pure e oltranziste, quelle che credono esista una sorta di scorciatoia “femminile” al raggiungere il miglior risultato possibile in politica. Come se le cifre del colossale debito pubblico italiano potessero commuoversi innanzi al fatto che a maneggiarle siano mani femminili”. Monumentale.

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