Mollicone a Calenda: “Pnrr a rischio per colpa dei ‘migliori:, non hanno fatto 434 decreti attuativi”

17 Ago 2022 15:12 - di Paolo Lami

La rata del Pnrr di dicembre è a rischio perché, rivela Federico Mollicone, deputato e responsabile Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia, replicando a Calenda che punta il dito contro la destra, il governo Draghi “non ha realizzato ben 434 decreti attuativi”.

“Mandare al governo Meloni significa essere isolati internazionalmente, vuol dire far saltare il Pnrr, non essere nella cabina di regia che gestisce il quantitative easing, perché alla fine della fiera ci taglieranno fuori mettendoci in una condizione di isolamento”, aveva fatto terrorismo psicologico stamattina Calenda, a “Start” su Sky Tg24.

“Segnalo a Carlo Calenda che se la rata di dicembre del Pnrr è a rischio, non è certo a causa della destra, ma dell’incapacità del governo dei sedicenti migliori che non ha realizzato ben 434 decreti attuativi”, ricostruisce Mollicone ricordando che senza quei decreti “i provvedimenti approvati dal Parlamento per il Pnrr, e non solo, non diverranno operativi, mettendo a rischio la rata di finanziamento del prossimo semestre e l’attuazione di numerose misure, fra cui, quelle contenute nel Dl Aiuti bis, nella riforma dell’Its e del Dl Pnrr 2”.

Imprese e famiglie non possono aspettare” avverte il deputato di Fratelli d’Italia anticipando che “se ne occuperà il governo di centrodestra”.

E, d’altra parte, “il Pnrr va riformato a fronte del caroenergia e del caro materiali come chiesto dal programma della coalizione di centrodestra e da Giorgia Meloni. Un’opzione, quella della possibilità di modifica, attivabile dalla norma europea stessa che regola il Fondo del Pnrr”.

“Chi si incensa nella litania della ‘competenza‘ dovrebbe sapere – dice Mollicone lanciando una frecciata a Calenda – che la ‘messa a terra’ del Piano subirà ritardi considerevoli a causa delle ripercussioni economiche dell’aggressione russa all’Ucraina. Chi vede il Pnrr come un dogma è contro gli interessi nazionali”.

E, comunque “il sistema di monitoraggio del Pnrr non è ancora operativo, come ha denunciato Openpolis. Mancano – ricorda Mollicone – l’anagrafica delle misure, l’avanzamento delle scadenze, i progetti finanziati e il loro impatto. La stessa Corte dei Conti ha valutato che il bando per il cloud, così come impostato, rischia di causare problematiche alla qualità dell’infrastruttura stessa”.

L’elenco delle cose non fatte dal governo Draghi è lungo e imbarazzante: “Il ministero della Cultura lascia il 12,5% di decreti attuativi ancora da scrivere, il Mite il 65%, lo Sport il 65%. Nel primo trimestre il ministero per la Transizione Digitale ha emanato solo il 57% dei decreti attuativi necessari”. Con buona pace di Calenda. Che ha sostenuto quel governo senza neanche capire ciò che approvava, evidentemente.

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