Il costituzionalista Marini promuove il presidenzialismo: “C’è nelle grandi democrazie”
La proposta di modifica della Costituzione in senso presidenzialista presentata da Fratelli d’Italia non trasformerebbe il nostro Paese in un regime autoritario alla Orban. Lo spiega all’Adnkronos il costituzionalista Francesco Saverio Marini. Inoltre non è corretto affermare che in caso di riforma presidenziale il presidente della Repubblica perderebbe il ruolo di garante della Costituzione dal momento che non sarebbe più una figura super partes.
Il costituzionalista Marini: “Il presidente della Repubblica non è mai stato un mero garante”
“Ricordo che il capo dello Stato in qualsiasi sistema democratico svolge un ruolo politico. Anche se eletto direttamente dal popolo avrà il dovere di rappresentare oltre alla parte politica che lo ha eletto l’intera nazione, come già avviene per i parlamentari nella nostra Repubblica. Per altro verso, è improprio affermare che il presidente della Repubblica sia un mero garante della Costituzione, come fosse un organo tecnico, perché quel ruolo nel nostro ordinamento lo assolve la Corte costituzionale”, spiega all’Adnkronos il costituzionalista Francesco Saverio Marini, professore di Diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata, commentando il recente intervento del presidente merito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky in cui si definisce il presidenzialismo proposto dal Giorgia Meloni un pericolo per l’Italia.
“Zagrebelsky dice che il presidenzialismo è un pericolo? E allora Usa e Francia?”
“La democrazia, a mio avviso, si difende consentendole di funzionare – osserva Marini – Mi auguro pertanto che la campagna elettorale si faccia su temi concreti e che, per quanto riguarda la revisione costituzionale, ci sia consapevolezza che le ultime performance della democrazia italiana non sono state positive”. Secondo il professore di Tor Vergata, “il paragone che fa Zagrebelsky tra il nostro paese e l’Ungheria è ingeneroso. I sistemi semi-presidenziali e presidenziali esistono in democrazie di grande tradizione e solidità come gli Stati Uniti e la Francia, dove nessuno dubita delle tenuta democratica”.
Zagrebelsky, aggiunge, “obietta che gli italiani abbiano una pulsione ad adeguarsi, che può contagiare i poteri economici o l’informazione? Non mi ritrovo in una valutazione cosi negativa dei nostri concittadini: noi non siamo un paese asservito al potere, anzi. Nel nostro Paese ci siamo sempre opposti a involuzioni autoritarie: dall’uccisione di Giulio Cesare, ai moti d’indipendenza, ai partigiani. Quanto alla comunicazione, ricordo, che semmai è vero il contrario: perché è stata nella prima Repubblica influenzata dalla sinistra, che pure all’epoca era forza di opposizione”.