Calenda non racconti bugie: il triangolo con Fratoianni e Bonelli lui lo aveva considerato

7 Ago 2022 18:12 - di Giacomo Fabi
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Fossimo nei panni di Carlo Calenda non mancheremmo di mandare un mazzo di fiori a Lucia Annunziata per la soave indulgenza con cui lo ha trattato in trasmissione. Un carezzevole massaggio in guanti bianchi laddove un altro politicamente meno coinvolto non avrebbe esitato ad usare la striglia. Ma, si sa, la sinistra è una grande terrazza dove si conoscono tutti, e così anche l’incredibile voltafaccia del leader di Azione è praticamente passato in cavalleria. Buon per lui. Meno per gli elettori che vorrebbero capirci qualcosa in questo tiremmolla sulle alleanze anti-Meloni azionato senza cautela dal sopravvalutato Enrico Letta e che ora rimbalza in ogni dove in un’orgia di accuse e reciproche recriminazioni.

La linea difensiva di Calenda non è credibile

Lungi da noi l’idea di distribuire torti e ragioni in una situazione già di per sé confusa e resa addirittura incomprensibile dai ghirigori di Letta, capace di stringere un patto di governo con Calenda, un altro di non-governo con Fratoianni e Bonelli, un altro ancora – elettorale – con Di Maio e poi pretende pure che gli italiani gli vadano dietro (ma che vada lui al diavolo!). Non saremo arbitri, dicevamo, ma una considerazione su Calenda s’impone. Già, questo signore apparso oggi per la prima volta in tv in versione pallone sgonfiato non può venirci a raccontare che il triangolo con Fratoianni e Bonelli lui non l’aveva considerato, perché non è vero. Basta riascoltare su YouTube la conferenza stampa congiunta con Letta per rendersene conto. Oppure rileggere le due pagine che avevano consacrato (così almeno credeva il leader Pd) la duplice intesa.

Il disastro di Letta

Il leader di Azione sapeva fin troppo bene che, una volta finito con lui, Letta avrebbe ricominciato dalla parte dei rosso-verdi: lo ha anche detto. E Calenda era accanto a lui. Solo che in quel momento era in versione pallone gonfiato e non ascoltava. In compenso, già pregustava il bottino del 30 per cento dei collegi (effettivamente un’enormità), da festeggiare a colpi di tweet. È accaduto invece l’esatto contrario: la base si è ribellata, a cominciare da quei moderati sedotti con il miraggio del terzo polo che neanche per un nano-secondo hanno preso in considerazione l’ipotesi di allearsi – foss’anche per interposto Letta – con il rosso Fratoianni e il verde Bonelli.

Il leader di Azione ora spera in “san Renzi”

Per questo, e non per un soprassalto di onestà intellettuale, l’azionista ha tentato di avvelenare i pozzi ai nuovi venuti. Ma quando ha realizzato che non sarebbe riuscito ad espellerli dall’alleanza, ha innestato la retromarcia e si è espulso da solo. Ora è sulle tracce di Matteo Renzi, nella speranza che gli tolga le castagne dal fuoco. Un disastro. Che non ha nulla da invidiare a quello di Letta, un altro che si era illuso di truffare gli elettori con il gioco delle tre carte. Strano a credersi, ma la coppia scoppiata Letta-Calenda è il meglio (si fa per dire) offerto da una sinistra sussiegosa che si permette pure di giudicare la destra inadatta a guidare l’Italia. Sarà. Ma capaci come quei due di cappottarsi in parcheggio, in giro davvero non ce n’è.        

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