“Basta, Enrico, con gli attacchi alla Meloni. Sbagli tutto”. Nel Pd scatta il “processo”a Letta

25 Ago 2022 17:17 - di Augusta Cesari
Letta

In tanti gliel’hanno ripetuto, ma Letta non li ascolta: “Enrico, basta con questi attacchi continui a Giorgia Meloni, ci fai perdere. Basta allarme fascismo, guarda al paese reale”. Questa in sintesi l’implorazione pervenuta al segretario del Pd da esponenti del Partito,  intellettuali e sondaggisti. In principio fu Giorgio Gori che in una lunga intervista molto onestamente rilevò:  «Noi non siamo il bene» e gli avversari «non sono il male». Ma soprattutto che è impensabile «che stia per tornare il fascismo», a maggior ragione sotto le vesti “euro-atlantiche” di Giorgia Meloni e dei suoi conservatori. Al sindaco di Bergamo intervistato da Libero rispose picche. Letta tirò fuori in un sol giorno tutto il suo livore contro FdI e la sua leader: prima sul video-denuncia (pubblicato oscurato) dello stupro di Piacenza; poi il tweet demenziale “Viva le devianze” per dar contro alla promozione dello sport per i giovani proposta da FdI. Ecco, di nuovo che per stare dietro a lui si sono riperticati concetti del paleolitico ideologico. Sport «concetto da Ventennio». Boldrini docet.

Da Gori a Bonaccini, dalla Spinelli ai sondaggisti: “Letta, ascoltaci”

E intanto i sondaggi vanno male per la sinistra, FdI cresce e il divario tra le due coalizioni si trasforma in un solco profondo. Enrico basta così. Non è stato sufficiente l’avvertimento di Gori. Lo ha avvisato anche il sondaggista Carlo Buttaroni dalle colonne del Corriere. Il centrodestra «cresce ancora». E gli attacchi multilingue di Letta alla Cnn contro la Meloni «allontanano la gente e dunque incidono zero». Barbara Spinelli sul Fatto quotidiano biasimava l’abuso di «al lupo al lupo» da parte di Letta e soci su fascismo e femminismo. «Improbabile che Meloni perda per questo i voti operai tolti alla sinistra», sibilava l’ex europarlamentare. Che smentisce Letta e compagni su alcun bugie propalate. Per esempio sulla legge 194: «Non vedo cosa ci sia di maligno» – dice la scrittrice a chi urla all’attentato ai diritti da parte di Giorgia – «nella volontà di aiutare le donne che non vorrebbero abortire; e lo fanno non per libera scelta, ma per necessità economica o familiare».

Bonaccini a Letta: “Guarda al paese reale non alla Meloni”

In questa carrellata di esponenti della sinistra che biasimano il modulo di gioco a una sola punta di Letta – dare addosso alla Meloni- non poteva mancare il goverantore dell’Emilia Romagna. Stefano Bonaccini è in questi giorni intervistato a più riprese in tv (e lui non si sottrae) mandando messaggi “sinistri” al segretario. Intanto l’invito a cambiare registro e affrontare il «mondo reale»: basta guardare solo agli avversari e ai sondaggi. Da tutti considerato in pole position a sfilare la segreteria a Letta –  come riporta Libero- lui si sottrae ma non troppo. “Faremo dopo i conti con le correnti”, si è lasciato sfuggire, prevedendo, dunque, un “dopo” elezioni molto accesso per Letta.

La “legnata” di Sebastiano Vassallo

Altra “bastonata” a Letta è arrivata da un accademico, dal professor Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Cattaneo ed  ex deputato del Pd. Intervistato dal Domani ha detto: «È stato sostenuto da commentatori e giuristi creativi che Meloni e FdI dovrebbero essere sottoposti a una sorta di tribunale etico che accerti la loro piena adesione ai “valori dell’antifascismo”». Un’eresia, precisa l’accademico. Una pratica, per Vassallo, «davvero molto distante dai canoni della democrazia liberale». E’ un atto di sfiducia «sulla tenuta dei sistemi di controllo del nostro sistema istituzionale». Insomma, Enrico, placati. L’argomento è spuntato e agitare lo spettro del fascismo non “buca” l’elettorato: «Di sicuro chi pensa oggi di votare per un qualsiasi partito di centrodestra non si farà convincere di essere l’inconsapevole responsabile di una deriva fascista», ripete il docente.

Letta non ascolta i consigli e segue …La Stampa

Tutti glielo stanno dicendo in tutte le salse, Ma Letta prosegue imperterrito. E, bisogna dire, non solo lui. La Stampa, per esempio prosegue la sua campagna denigratoria ad personam facendo – a proposito di “tribunale etico” – la lista dei candidati impresentabili. Inserendovi ben tre candidati di FdI. Affiancando il tutto da una paginata dal titolo: “Quel filo nero col passato che la Meloni non riesce a tagliare”.

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