Sondaggio: con il Pd i benestanti, con FdI autonomi e precari. Astensionismo “made in Sud”
«Proletari di tutti i Paesi unitevi!». Facile solo a dirsi. Già, sono ormai lontani i tempi in cui Karl Marx consegnava il sol dell’avvenire nelle mani di quello che Pellizza de Volpedo avrebbe di lì a poco immortalato come il Quarto Stato. La realtà è infatti ben diversa da come l’aveva vaticinata il filosofo di Treviri. Al punto che il partito erede di quello della Falce e Martello, cioè il Pd, di proletari – intesi come operati, disoccupati e sottoccupati – oggi ne conta ben pochi. Leggere, per conferma, il sondaggio odierno di Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera. A votare il partito di Enrico Letta è soprattutto il ceto dirigente (imprenditori, quadri e liberi professionisti). Insieme totalizzano il 24,2 per cento dell’elettorato.
Così un sondaggio del Corriere della Sera
Il cambiamento investe tutti, incluso Fratelli d’Italia, per restare alle due maggiori forze politiche. Il partito di Giorgia Meloni s’impone infatti in maniera netta tra i lavoratori autonomi (24,8 dei consensi, 10 punti in più rispetto al Pd) mentre tra impiegati e insegnanti sono ancora i dem a prevalere (25,4 per cento a fronte del 20,8 di FdI). A scegliere la destra, secondo il sondaggio, sono anche le casalinghe (20,4), un tempo riserva pressoché esclusiva di Silvio Berlusconi. Oggi, invece, in tale categoria Forza Italia è solo quarta con il 14,3 per cento, dietro FdI, Lega (17,8) e Pd (16,5). Che si prende la sua bella rivincita tra i pensionati (29,2 per cento), seguito da FdI (19,4) e dalla Lega (12,8). Guardando al portafogli, il Pd prevale tra l’elettorato benestante con il 31,4 per cento e tra le persone di condizione economica medio-alta (25,9).
Il partito della Meloni s’impone anche tra le casalinghe
FdI, al contrario, s’impone tra i meno abbienti (21,5), seguito dalla Lega (19,7) mentre Forza Italia e Pd risultano appaiati al 10 per cento. Un’ultima rilevazione il sondaggio la riserva agli astensionisti, che rappresentano ormai il 42,5 per cento dell’elettorato. La molla che più di tutte fa scattare la decisione di disertare le urne è soprattutto la condizione economica. Non votano quelli che ne hanno una basa (54,8 per cento) o medio bassa (50,6). Ma ad abbondare sono anche casalinghe (54), gli ultra 65enni (53,2), i meridionali (51,1) e le persone meno istruite (47,3). Sono i “non garantiti“. Un tempo le loro istanze trovavano rappresentanza nei partiti di opposizione. Ora neanche più in quelli. A ulteriore conferma che la politica deve ricercare il se stessa la forza (e la voglia) di riformare se stessa.