Incontro tra Meloni e Berlusconi. La leader di FdI sui social: «Pronti a dare un futuro alla Nazione»

22 Lug 2022 17:49 - di Eleonora Guerra
meloni berlusconi

«Noi siamo la destra autonoma, libera, capace di costruire una sua proposta diversa da quella di tutti gli altri, ma con la quale tutti gli altri dovranno fare i conti». Con queste parole, cinque anni fa, Giorgia Meloni concludeva il suo intervento al congresso di Trieste. Un’analisi che, come molto spesso è stato per FdI e la sua leader, si è rivelata profetica. «Sono passati 5 anni dal congresso di Trieste. Da quel giorno ci hanno dati per vinti, per spacciati, più volte. Eppure, eccoci qua: pronti come non mai per dare futuro e speranza alla nostra Nazione», ha scritto oggi sui suoi social la leader di FdI, rilanciando il filmato del discorso. Meloni in giornata ha anche incontrato a Roma Silvio Berlusconi.

L’incontro tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi

Nel corso del colloquio, riferiscono fonti dei due partiti, i due leader «hanno convenuto sulla necessità di lavorare, anche d’accordo con il leader della Lega, Matteo Salvini, alla convocazione nei primi giorni della prossima settimana di un vertice del centrodestra, per affrontare i nodi politici dopo lo scioglimento delle Camere e in vista delle politiche».

Meloni: «Ci davano per vinti, eccoci pronti per dare futuro all’Italia»

E sui social è subito allarme fascismo

Profezia azzeccata, ma fin troppo facile, anche quella per cui, non appena si fosse iniziato a parlare di voto, FdI si sarebbe trovato sotto un fuoco incrociato e in Italia sarebbe tornato alto come non mai l’allarme fascismo. In poche ore su Twitter l’hashtag “No ai fascisti d’Italia” è balzato in tendenza, rilanciato più e più volte insieme a messaggi d’odio, che accusano il centrodestra di ogni nefandezza. La promessa di molti è che «da qui al 25 settembre ripeterò tutti i giorni» l’hashtag. E c’è da crederci. Senonché, come spesso accade in questi casi, la trovata è già diventata un boomerang e tra i post recenti sono sempre di più che accompagnano quell’hashtag con frasi come «finalmente Speranza non è più ministro e lo possiamo gridare» o «Paura eh?».

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