Il regista dissidente Jafar Panahi arrestato a Teheran. Un attivista suo amico: «Rischia 6 anni di carcere»

11 Lug 2022 20:42 - di Bianca Conte
Panahi arrestato

La notizia vola da Teheran in tuto il mondo: in Iran la mannaia punitiva contro i dissidenti si è abbattuta anche su Jafar Panahi. Il regista dissidente iraniano, è stato arrestato oggi mentre si trovava in procura per chiedere informazioni riguardo le sorti di un altro cineasta, Mohammad Rasoulof, detenuto da venerdì. È l’ultimo anello di una catena di eventi che sta sconvolgendo il mondo culturale iraniano, deflagrando anche a livello internazionale. Specie oggi dopo che si è sparso l’annuncio del fermo di Panahi. Una vicenda che riporta sotto i riflettori politica repressiva e mano pesante delle autorità locali.

Iran, arrestato a Teheran il regista dissidente Panahi

Dunque, anche il celebre regista Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino nel 2015, finisce nelle maglie dell’offensiva politico-giudiziaria. Una prova di forza quella che le autorità hanno messo in atto, cominciando nei giorni scorsi con l’arresto di Rasoulof – il regista de Il male non esiste, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino nel 2020 –. E del collega Mostafa Al Ahmad, arrestati entrambi con l’accusa di aver minacciato la sicurezza dello Stato. Dopo aver protestato per la reazione delle autorità alle contestazioni degli iraniani per la tragedia di maggio ad Abadan, con il crollo del Metropol che fece più di 40 morti.

Sgomento e indignazione in una nota della Biennale di Venezia

Oggi dunque è toccato anche a Panahi, cineasta celebrato come uno dei più rappresentativi esponenti di punta del cinema iraniano. Un intellettuale votato all’arte di celluloide, membro di spicco della New Wave orientale sin dai quando ha cominciato a lavorare come assistente alla regia del collega connazionale, Abbas Kiarostami. La notizia del suo arresto scuote la comunità internazionale. La Biennale di Venezia, tra i primi organismi a commentare la vicenda, ha ricordato che «Panahi ha vinto, tra i numerosi e prestigiosi riconoscimenti di una straordinaria carriera internazionale, il Leone d’oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2000 con il film Il cerchio. E poco dopo la Biennale ha affidato a una nota preoccupazione e sconcerto per quanto appena accaduto. Sottolineando di aver appreso «con profondo sgomento la notizia degli arresti compiuti ai danni di registi iraniani».

La richiesta della liberazione immediata di Panahi e dei colleghi arrestati

E soffermandosi in particolare sull’ultimo fermo avvenuto in ordine di tempo. «Oggi, anche Jafar Panahi, il cineasta dissidente già arrestato e condannato in passato – denuncia la Biennale – è stato nuovamente privato della libertà personale. Per aver manifestato, insieme a numerosi suoi colleghi, per l’arresto di altri due registi – Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad – avvenuto l’8 luglio scorso». Fermi che le autorità hanno disposto dopo le «proteste contro la violenza nei riguardi di civili in Iran». La nota, infine, conclude con il sottolineare che «la Biennale di Venezia unisce la propria voce alle tante che nel mondo si levano in questi giorni. Volte a condannare le azioni repressive in corso». E chiedendo, contestualmente, «la liberazione immediata dei registi arrestati, in difesa del diritto alla libertà di espressione e di creazione».

Attivista iraniano: Panahi? «Rischia 6 anni di carcere. La comunità internazionale si svegli»

Intanto, al coro delle recriminazioni e degli appelli alla liberazione di Panahi e colleghi, si unisce la voce di Taher Djafarizad, noto attivista e dissidente iraniano, presidente dell’associazione Neda Day. «La comunità internazionale si deve svegliare e difenderlo», sono state le parole scelte da Djafarizad, che allo sconcerto ha unito anche indignazione e rabbia. Oltre che una forte preoccupazione per quello che potrebbe accadere al regista. «C’è il rischio che Panahi debba scontare sei anni di carcere», precisa infatti all’Adnkronos Djafarizad, citando fonti in Iran le quali sottolineano come il regista vincitore del Leone d’Oro a Venezia nel 2000 e dell’Orso d’oro a Berlino nel 2015  sia già stato condannato a sei anni con la condizionale. E che ora c’è il rischio che debba scontare la pena in caso di nuovo reato.

«Ci sono tanti altri registi iraniani meno famosi di Panahi, che sono nelle sue stesse condizioni»

«Panahi è un grande regista e anche un attivista per i diritti umani», racconta Djafarizad. «I suoi problemi sono iniziati con il film Offside, sulla condizione delle donne in Iran», prosegue l’attivista, sostenendo di averlo contattato personalmente per perorare la causa di un’altra avvocatessa e attivista per i diritti umani, Nasrin Soutodeh, al Parlamento europeo. «Mi disse: “Non posso Taher, mi arrestano”», riferisce Djafarizad, annunciando che parlerà del caso del regista in ambito europeo nei prossimi giorni. Perché, copnclude l’attivista, oltre a Panahi «ci sono anche tanti altri registi iraniani meno famosi di Panahi, che sono nelle sue stesse condizioni»…

 

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