Grillo ribadisce la regola dei due mandati per il M5s e azzanna Di Maio: “Gigino è una cartelletta vivente”

23 Lug 2022 11:38 - di Davide Ventola
Grillo Di Maio

«C’è gente che entra in politica per diventare una cartelletta. ‘Giggino la cartelletta’ adesso è di là che aspetta di archiviarsi in qualche ministero della Nato e ha chiamato intorno a sè decine e decine di cartellette che, insieme a lui, aspettano, di essere archiviati come tante cartellette»: Grillo interviene a modo suo sulla fine del governo Draghi, attaccando Di Maio, ma anche gli altri transfughi del Movimento 5 Stelle. Lo fa con un post e un video messaggio, intitolato “Un cuore da ragioniere”. Ogni riferimento a Draghi non è puramente casuale.

Grillo contro tutti, ma soprattutto contro Di Maio

“Io non voglio morire come una cartelletta”, ha detto Grillo in un videomessaggio postato sul suo blog. “Vorrei che la legge sui due mandati diventasse una legge dello Stato. L’italia si merita una legge sui due mandati, una legge che non puoi cambiare di casacca in Parlamento, una legge elettorale proporzionale con lo sbarramento, una legge sulla sfiducia costruttiva. Noi tutte queste cose non siamo riusciti a farle e mi sento colpevole anche io… però ora abbiamo davanti a noi qualcosa di straordinario: tutti sono contro di noi, tutti, anche fisicamente, tutto l’arco costituzionale. Non ti guardano in faccia e se ti incontrano si spostano. Ci trattano come degli appestati, tutti, anche i bulli della stampa e della televisione.

“Siamo appestati? Benissimo, se il sistema reagisce così significa una cosa sola: che abbiamo ragione. Non fatevene un problema, noi siamo l’antibiotico e se perdiamo il nostro modo di interpretare la politica abbiamo perso il baricentro di dove possiamo collocarci. Abbraccio tutti, vi dico coraggio. Io ho un cuore che pulsa, altro che cuore da banchiere, io ho un cuore da ragioniere”, dice Grillo.

“Tra 15 giorni potremmo essere morti, ma le regole del M5s non si toccano”

Sconcertato da un Parlamento decrepito, con gente che siede sullo scranno da 30 o 40 anni, Beppe Grillo, memore anche del caso Di Maio, rilancia quindi il principio fondativo del M5s della prima ora: i due mandati parlamentari e rincuora i militanti (“ho un cuore da ragioniere”, dice il garante parafrasando il commiato del presidente Draghi alla Camera, prima di salire al Quirinale per confermare le dimissioni: “anche i banchieri usano il cuore”), disorientati dalla scissione e dagli “sconvolgimenti” che hanno colpito il movimento nelle ultime settimane.

“Il Movimento – esordisce Grillo – c’è, non c’è… non lo so se è disintegrato, se è molecolare o quantico. Non lo so. Ma una cosa la so: ho guardato il Parlamento mentre Draghi parlava e non era Draghi che mi ha sconcertato ma la visione del Parlamento, una visione vecchia di gente che sta lì da 30-40 anni. Anche noi cominciavamo a essere dentro quella visione, anche se noi siamo il gruppo parlamentare più giovane, cominciavamo a non distinguere più. Questo mi ha fatto riflettere, quel Parlamento lì non se lo merita nessuno figuriamoci Draghi. Non lo merita nemmeno l’ultimo degli italiani.

“Siamo in un momento caotico, strano. Tra 15 giorni – prosegue Grillo – potremmo essere morti. Non lo so ma so che i nostri due mandati sono la luce nella tenebra, sono l’interpretazione della politica in un altro modo, sono l’antibiotico di una politica intesa come servizio civile. Sia io che Casaleggio, quando abbiamo fondato il Movimento e fatto queste regole, le abbiamo fatte per metterci in gioco, non per avere dei titoli, degli incarichi, fare 2-3-4 mandati… abbiamo l’esperienza e allora andiamo avanti”.

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