Fidanza: «Sono tranquillo, ma da qui al 2023 ci aspettiamo di tutto. Non posso più stare in silenzio»

4 Lug 2022 10:08 - di Federica Parbuoni
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Non è più il momento di stare in silenzio, «altrimenti qualcuno potrebbe scambiare il mio garbo per un’ammissione di colpevolezza». Carlo Fidanza rompe il silenzio rispetto alle inchieste che lo hanno travolto in questi mesi, dopo il servizio di Fanpage sulla presunta “lobby nera”, che aveva più i connotati del “trappolone” che dell’inchiesta giornalistica. Prima c’è stata l’indagine sul finanziamento illecito e, ora che quel fascicolo sembra destinato a sgonfiarsi, arriva l’indagine per una presunta corruzione scaturita da un esposto anonimo sull’assunzione come proprio assistente di un giovane militante del partito, figlio di un consigliere di FdI a Brescia che si è dimesso. Nel frattempo Fidanza, a testa bassa e confidando nella Procura per la quale è «sempre stato a disposizione», ha continuato a lavorare, lontano dai riflettori. «Ora però – chiarisce – non posso restare in silenzio».

L’accusa di corruzione per l’assunzione di un assistente

Così l’eurodeputato, che quest’anno taglia il traguardo dei trent’anni di militanza politica, contrassegnati da un percorso senza mai una macchia, ha deciso di dire la sua con un’intervista a Libero, firmata dal direttore Pietro Senaldi, nella quale ha chiarito le circostanze che gli vengono imputate come un atto di corruzione. «Gli europarlamentari – ha spiegato – hanno a disposizione un fondo per i collaboratori sul territorio. Sono contratti fiduciari, possiamo scegliere chi vogliamo. Da tempo valutavo di avere un collaboratore su Brescia, un territorio importante dove ho sempre preso molte preferenze. Ho fatto un contratto part-time da circa 600 euro al mese a un giovane del nostro partito, che svolge regolarmente le sue mansioni. Al momento dell’assunzione gli mancava poco alla maggiore età, ma essere uno studente-lavoratore e interessarsi alla politica non è mica reato».

Cosa c’è dietro le dimissioni del consigliere comunale di Brescia

Quanto alle dimissioni del padre, per le quali l’assunzione del ragazzo – secondo le ipotesi accusatorie – sarebbe stata una contropartita, Fidanza ha ricordato che «era consigliere e capogruppo. Rimanerlo gli avrebbe consentito di ricevere mille euro di gettoni al mese e di mantenere un ruolo di prestigio e anche, nel piccolo, di potere. Ma parliamo di un medico stimato a cui non ho mai sentito avanzare questioni di soldi. Semplicemente, fin dall’inizio del mandato, per motivi professionali e personali, non era riuscito a garantire una presenza assidua in consiglio comunale. Tutti sapevano della sua intenzione di dimettersi».

Fidanza: «Sono certo che si chiarirà ogni cosa»

«Sono certo che si chiarirà ogni cosa: non c’è stata nessuna corruzione e nessun atto contrario al dovere d’ufficio, le dimissioni da consigliere – ha spiegato l’eurodeputato – sono state un gesto libero e volontario. In politica ci sta che uno molli per dedicarsi ad altro o lasciare il posto ad altri, senza che queste scelte costituiscano reato». Dunque, «andiamo a indagare tutte parentele degli assistenti del Pd con la stampa, gli uomini delle società pubbliche, i colleghi di partito? Sarebbe da sedersi con i pop corn. Andiamo a vedere il fenomeno delle porte girevoli tra privati e pubblica amministrazione? Vogliamo parlare dei legami perversi tra la sinistra e il mondo bancario?».

FdI nel mirino: «Siamo diventati grandi e siamo liberi, quindi scomodi»

«Sono stati mesi durissimi, per me e la mia famiglia. Sono stato dipinto come una persona molto diversa da quello che sono. Ma – ha chiarito Fidanza – ho le spalle larghe e ho al mio fianco tante persone che mi sostengono. Ho ancora fiducia nella giustizia». «Ma perché si accaniscono tutti su di lei?», è stata quindi la domanda di Senaldi. «Una certa stampa lo fa per colpire FdI, per accreditare la tesi che dietro la Meloni ci sia solo gente scarsa o impresentabile. Siamo diventati grandi e siamo liberi, per questo siamo scomodi. Da qui a marzo 2023 dobbiamo aspettarci di tutto».

Per Fidanza trent’anni in politica senza mai un’ombra

«Nella mia militanza non ci sono ombre e ho sempre saputo conquistarmi la stima e il rispetto anche dei colleghi di sinistra, senza mai rinnegare la mia appartenenza alla destra: una destra sociale, di valori forti, ma mai estremista né intollerante o razzista», ha quindi rivendicato Fidanza, il cui impegno è sempre stato specchiato, da quando liceale, trent’anni fa, iniziò la sua militanza a destra dopo un pestaggio da parte dei «compagni di Scienze Politiche». E che oggi, invece, si trova a doversi difendere da accuse infamanti su comportamenti e visioni che non gli sono mai appartenute.

Dal fascismo all’antisemitismo: tutte le assurdità del «taglia e cuci di Fanpage»

Succede così che il 45enne Fidanza debba ribadire a Senaldi la piena adesione alle tesi di Fiuggi, l’appartenenza a «una destra moderna e democratica», che «già nel 1995 con Alleanza Nazionale a Fiuggi prese le distanze dal fascismo perché aveva “conculcato”, cioè schiacciato, la democrazia». «La condanna di ogni forma di totalitarismo – ha ricordato l’europarlamentare – è scritta nero su bianco da quel giorno, netta e inequivocabile. Vale per tutti quelli che hanno condiviso quel percorso e vale quindi anche per me».

E, ancora, che ne pensa Fidanza della «diatriba fascismo-antifascismo?». «Che dovrebbe diventare materia per gli storici e non essere riutilizzata come una clava politica in ogni campagna elettorale. Non so se esistano italiani che vorrebbero resuscitare una dittatura fascista in Italia, io francamente non ne conosco. Tantomeno in FdI», ha chiarito, spiegando che «credo piuttosto che lo spartiacque di oggi sia tra chi crede nella democrazia e chi strizza l’occhio alle autocrazie. Noi su questo abbiamo assunto posizioni nette, si pensi all’Ucraina, anche a costo di perdere qualche elettore».

Infine, l’accusa delle accuse, il marchio di essere uno che strizza l’occhio all’antisemitismo, così abilmente costruito da Fanpage su un momento in cui, invece, Fidanza stava stigmatizzando certe pose, sottolineando quando grottesco appaia chi le assume. «Assurdo! Il solo pensiero che quel taglia e cuci di Fanpage abbia potuto far pensare a una mia mancanza di rispetto verso gli ebrei mi ha turbato profondamente», ha chiarito, ricordando anche di essersi scusato di fronte a quei gesti che, presentati in quel modo, potevano essere stati fraintesi.

«Ho la coscienza a posto, e non ho alcuna difficoltà a ribadirlo per allontanare da me qualsiasi ombra: non ho mai nutrito sentimenti antisemiti, ho sempre condannato le leggi razziali e tutto ciò che di tragico ne è conseguito», ha sottolineato, condannando l’antisemitismo di oggi, «una piaga dei nostri giorni», e ricordando che «da anni curo i rapporti di FdI con il Likud israeliano, le pare che accetterebbero di sedersi al tavolo con un antisemita?».

Fidanza: «Sono grato a Giorgia, ha fatto capire che quella storia non tornava»

«A Giorgia sono grato. Chiedendo l’intero girato – ha proseguito Fidanza – ha fatto capire agli italiani che quella storia non tornava. Ero stato ripreso di nascosto in un momento conviviale, mentre facevo il verso, in segno di dissociazione e di scherno, a una persona che aveva fatto un paio di battute cretine. Chi viene dalla nostra storia di militanza ha sempre combattuto il nostalgismo anche con l’arma dell’ironia, che spesso sa essere più tagliente di mille prediche. Nessuna apologia, nessuna “lobby nera”, nessuna infiltrazione di pericolosi estremisti che condizionano la linea di FdI».

Contro FdI «bordate quotidiane: c’è bisogno di avere tutti ai posti di combattimento»

«Ma chi gode della fiducia di Giorgia Meloni ha il dovere di tenerla al riparo dai problemi. È il motivo per cui ho accettato di stare defilato in questi mesi», ha chiarito l’eurodeputato, che a seguito del polverone sollevato da Fanpage si è sospeso da tutti gli incarichi di partito, ma che non ha «mai smesso di svolgere la mia attività in Europa e di raccontarla sui miei canali social», con «studio e dedizione, come ho sempre fatto e come mi è sempre stato riconosciuto anche da sinistra». «FdI è una casa che ho contribuito a fondare, è una specie di seconda pelle per me. Il nostro operato a Bruxelles è più importante che mai, soprattutto ora. Per rispondere alle bordate quotidiane che ci arrivano – ha concluso Fidanza – c’è bisogno di avere tutti ai posti di combattimento, con o senza stellette».

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