Terzo polo, Calenda vuole il Draghi-bis e già prenota il ministero: «Mi piacerebbe l’Istruzione»

22 Giu 2022 11:42 - di Michele Pezza
Calenda

Il voltafaccia di Luigi Di Maio lo lascia del tutto indifferente. Ai suoi orecchi, anzi, suona conferma della giustezza di tutto il male che ha sempre pensato e detto dei 5Stelle. Sicuro: ai grillini, compresi quelli ormai “ex” come il ministro degli Esteri, Carlo Calenda non ha alcuna intenzione di fare sconti. «Di Maio? È stato un disastroso ministro dello Sviluppo economico», dice in un’intervista al Messaggero. Lo pensano un po’ tutti, anche a sinistra. Solo che lì fanno finta di niente perché la necessità di attrezzare il “campo largo” non prevede distinguo e sottigliezze. Per il leader di Azione, invece, Di Maio resta quello del Mise. «Si è pentito – chiede –? Benissimo, si ritiri in un convento a espiare, ma sicuramente non può far parte di una nuova stagione fondata sul pragmatismo».

Calenda intervistato dal Messaggero

Parole che irriteranno parecchio Enrico Letta,  da tempo alle prese con un sistema di alleanze più simile a un rompicapo che a un mosaico. Ma non deve meravigliare, perché la strategia di Calenda è altra cosa rispetto a quella del segretario dem. Che vuole estendere il più possibile il campo largo per scalare Palazzo Chigi in prima persona. Il leader di Azione, al contrario, se ne discosta in nome del terzo polo perché vuole che né centrosinistra né  centrodestra vincano le elezioni, così da consentire a Mario Draghi di continuare a governare. «In questo momento – assicura – è il meglio che il Paese può esprimere». Per se stesso, invece, si “accontenterebbe” del «ministero dell’Istruzione».

L’utopia del «governo dei competenti»

Ma se l’obiettivo di Calenda è chiaro, resta irta di difficolta la strategia per centrarlo. Un giorno sì e l’altro pure, l’ex-ministro lancia appelli in tutte le direzione. Ma senza troppa fortuna, come egli stesso ammette. «Poi alla fine resta lì dentro, un po’ come i riformisti del Pd: Gori, Tinagli, Del Bono», lamenta riferendosi al leghista Giancarlo Giorgetti, un altro che arruolerebbe volentieri. Tuttavia, mentre Calenda distribuisce pagelle di «competenti», Di Maio tesse la tela del neonato Insieme per il futuro. Entrambi mirano ad occupare lo spazio a destra del Pd, ma a metterli in concorrenza è la loro assoluta incompatibilità. Sempre che, ovviamente, Calenda tenga fede al suo “mai con Di Maio” fino a oggi sbandierato.

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