Stipendi, in Italia si guadagna troppo poco rispetto all’eurozona. Il divario supera i 10mila euro

11 Giu 2022 17:36 - di Riccardo Angelini
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In Italia le retribuzioni non crescono. E anche se lo hanno fatto lievemente nel 2021 rispetto all’anno “nero” del 2020 è una crescita non certo sufficiente a metterci al passo con i principali paesi europei. Lo sottolinea un servizio della Stampa nel quale si riferisce che “non solo gli stipendi sono rimasti ancora ad un livello inferiore a quello pre-pandemico (-0,6%)”. Ma ben il 73,2% (14,4 milioni su un totale di 19,7)”ha dichiarato un reddito inferiore a quello dell’anno precedente”.

La differenza tra i salari medi italiani e quelli europei

La Stampa cita uno studio della Fondazione di Vittorio che conferma come la differenza fra i salari medi italiani e quelli degli altri due principali Paesi europei continua ad aumentare. “Il divario tra noi e la Francia è infatti salito da 9.800 a 10.700 euro, mentre il differenziale con la Germania è passato addirittura da 13.900 a 15 mila euro.
Nell’Eurozona il salario medio annuo si attesta infatti a 37.400 euro lordi (+2,4%), in Francia supera i 40.100 (+2%), mentre in Germania arriva ad oltre 44.500 (+2,3%); paese quest’ ultimo dove dal primo ottobre, tra l’altro, il salario minimo salirà ufficialmente a 12 euro l’ora”.

Secondo lo studio a incidere sulla stagnazione dei salari reali che affligge l’Italia “è anche la composizione della forza lavoro occupata. In Italia risulta infatti essere meno qualificata e più precaria: da noi la percentuale relativa alle professioni non qualificate è pari a 13% a fronte di una media europea del 9,9%”.

Unimpresa contro il salario minimo: fa tornare il sommerso

Dati che si legano al dibattito sul salario minimo, rilanciato da Pd e M5S nelle ultime settimane. A questo proposito Unimpresa fa notare che oltre l’85% dei contratti firmati  stabilisce una paga oraria superiore a 9 euro. Più in generale, i ccnl presenti nell’archivio Inps per i dipendenti del settore privato hanno un livello di copertura estremamente elevato: riguardano, infatti, un totale di 1,5 milioni di datori di lavoro, pari al 99% delle aziende presenti in Italia, e di 14,7 milioni di lavoratori, pari al 97,6% della forza lavoro impiegata nel settore privato.

Secondo Unimpresa “un salario minimo in Italia inciderebbe, in misura particolare, sulle piccole e piccolissime imprese del Mezzogiorno; con conseguenze che non è difficile immaginare: riduzione di manodopera oppure, in alternativa, ulteriore ricorso al “sommerso”.

 

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