Sfregi social contro Rita Dalla Chiesa e suo padre: perquisizioni dei carabinieri a Roma

15 Giu 2022 15:56 - di Gabriele Alberti
Rita Dalla Chiesa

I carabinieri del comando provinciale di Roma, su delega della locale procura, hanno eseguito una perquisizione domiciliare nei confronti di una persona gravemente indiziata di essere l’autore di numerose frasi offensive e diffamatorie indirizzate al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e alla figlia Rita Dalla Chiesa, pubblicate sul social network Instagram a partire dallo scorso mese di dicembre. La conduttrice e giornalista si era sfogata dai suoi canali social per lì’atrocità di certi insulti provenienti dal web.

Odio social contro Rita Dalla Chiesa: perquisito un indiziato

Nello specifico gli inquirenti sono risaliti alla connessione internet da cui erano stati creati i numerosi profili falsi attraverso i quali erano state proferite le frasi diffamatorie contro lei, il padre, l’Arma. Durante la perquisizione sono state rinvenute tracce informatiche riconducibili ai profili falsi sui dispositivi in uso a familiari dell’indagato. Anche loro  sono stati deferiti all’autorità giudiziaria e sono stati posti sotto sequestro due telefoni cellulari e un computer. Secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati, attraverso diversi account falsi, in almeno nove occasioni avrebbero ripetutamente pubblicato commenti diffamatori nei confronti di Rita Dalla Chiesa e dei suoi familiari.

Insulti e sfregi: lo sfogo di Rita Dalla Chiesa e la denuncia

La popolare conduttrice ricorda sempre come è naturale, il padre e i suoi familiari. Tanti i commenti e gli apprezzamenti che le arrivano, ma non sono mancati nemmeno gli insulti.  In uno degli ultimi post dedicati al padre, per esempio, l’utente lo ha apostrofato come “un pezzo di m…”. Lei non ce l’ha fatta più. Dopo svariati commenti di questo tipo ricevuti sui suoi profili social, la conduttrice decise poco tempo fa di rompere il silenzio, lei solitamento garbata e sobria, anche nel dolore. Scrisse un post pronta a denunciare commenti o insulti:  “Giuro che ti vengo a cercare. Voglio guardarti in faccia, e cercare di farti capire quanto male possa fare un ‘e chi caz*o se ne frega?’ diretto a persone per me sacre; che non ci sono più, e che non hanno avuto quel futuro che, invece, mi auguro abbia tu”. Così chiese  l’intervento della Polizia Postale per mettere fine ad sfilza di commenti grondanti odio. I risultati sono arrivati, si spera.

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