Rdc, il demagogo Vendola: «Abolirlo è uno schiaffo, la destra vuole il reddito di sudditanza»

8 Giu 2022 19:38 - di Fortunata Cerri
Vendola

Ma dove vive Nichi Vendola? Il reddito di cittadinanza, numeri alla mano, si è confermato una misura fallimentare. La maggioranza degli italiani vuole abolirlo e non ne può più della paghetta di Stato e delle sue storture. Ma l’ex governatore della Puglia a Palermo, per un comizio elettorale, con un discorso intriso di demagogia fa finta di nulla e diventa il paladino della misura tanto cara ai cinquestelle.

Vendola attacca il centrodestra

Lo fa attaccando il centrodestra che da sempre ha bocciato il sussidio definendolo un disincentivo al lavoro che tiene generazioni di giovani sul divano. Un’elemosina di Stato che rende i poveri sempre più poveri. In sostanza, una misura assistenziale che produce nefaste conseguenze sull’occupazione.

Vendola: «Il rdc fa concorrenza al capolarato»

«La destra – dice Vendola – vuole abolire il reddito di cittadinanza, perché quando i soldi vanno ai padroni li chiamano “interventi produttivi”, quando vanno alla povera gente sono “assistenzialismo”. Il Rdc fa concorrenza al caporalato, al lavoro neo schiavistico e neo servile». Poi l’attacco: «In un Sud e in un’Italia delle povertà Meloni, Salvini e Berlusconi vogliono toglierlo perché vogliono ripristinare il reddito di sudditanza, cioè il ritorno alla richiesta di elemosina».

«La povertà assoluta è un’offesa»

Per l’ex governatore della Puglia, il reddito di cittadinanza è «una minaccia per gli interessi della mafia perché comincia a profumare di diritto di cittadinanza. La povertà assoluta è un’offesa e una ferita insopportabile alla democrazia. È uno strumento che può essere perfezionato, che va guardato nei suoi difetti e migliorato. Ma abolirlo – dice ancora Vendola –  sarebbe uno schiaffo nei confronti dei poveri, ma capisco che gli avvocati difensori dei ricchi, cioè Salvini, Meloni e Berlusconi, vadano in questa direzione». Parole, quelle di Nichi Vendola,  che mostrano tutta l’inadeguatezza della sinistra di fronte alle istanze del Paese e alle sue necessità.

 

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