M5S, la scissione mette a rischio la cassa del gruppo alla Camera. E poi c’è la questione del 2 per mille
Sarà un bagno di sangue per le casse dell’M5S la scissione fra Di Maio e Conte con il rispettivo seguito di supporter e parlamentari. Soprattutto per il gruppo M5S alla Camera. Al punto che la tesoriera Francesca Galizia non esclude tagli a stretto giro.
“Sicuramente”, dice la deputata all’Adnkronos, “faremo delle valutazioni sui contratti in scadenza, principalmente le consulenze esterne, dobbiamo rivederle e rivalutarle anche nell’ottica di un efficientamento degli uffici. Un conto era avere tanti deputati che andavano seguiti e un conto averne molti meno”.
Il ‘salasso‘ dovrebbe superare i 2 milioni di euro per i mesi che mancano da qui alla fine della legislatura. Ma i contratti dei dipendenti sono salvi. Per adesso.
“Per il momento non toccheremo i contratti dei dipendenti. Immagino che qualche dipendente sia stato contattato per andare a lavorare nel nuovo gruppo, qualche perdita la avremo anche lì. Per ora non abbiamo questa necessità. Solo consulenze e contratti di collaborazione: quelli li rivedremo nell’immediato”, dice Galizia.
La tesoriera dell’M5S non nasconde la sua amarezza per la scissione: “Più che un danno economico è un danno al Movimento, abbiamo perso delle risorse, sono andate via tante persone di alto valore che stimavo“.
Ma i problemi non finiscono qui. Perché c’è da affrontare anche la questione del 2 x mille.
Dopo aver sdegnosamente rifiutato di incassare il 2xmille, dichiarandosi diversi dagli altri partiti, a novembre dello scorso anno i vertici dell’M5S si sono fatti sotto chiedendo di poter accedere al finanziamento. Ma si sono svegliati tardi, praticamente a poche ore dalla chiusura delle procedure annuali. E, perdipiù, lo Statuto che M5S ha sottoposto all’attenzione della speciale Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici confliggeva con le Linee Guida decise dall’organismo.
Successivamente l’M5S è tornato alla carica presentando uno Statuto modificato ma che presenta le stesse incongruenze e gli stessi conflitti del precedente. Tanto che la Commissione si è spaccata. E, per la prima volta, non ha deciso all’unanimità: due consiglieri hanno votato contro, tre a favore.
Ora il problema è che i 12-13 milioni di euro che potrebbero arrivare all’M5S sulla base della richiesta del 2 x mille andranno solo al gruppo che ha seguito Conte. E non anche al nuovo gruppo di Di Maio. C’è da scommetterci che sarà il tutti contro tutti.