L’amarezza di Alberto Torregiani: «Da 40 anni nel dolore, cosa dobbiamo fare per avere giustizia?»

30 Giu 2022 21:15 - di Redazione
Torregiani

Provoca amarezza e rabbia la sentenza della Corte d’Appello di Parigi che ha respinto le richieste di estradizione per i dieci ex terroristi rossi italiani. «La Francia ha sempre negato l’estradizione ed è qualcosa di incomprensibile», dice Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi Torregiani, ucciso oltre quarant’anni fa da un commando dei Pac davanti alla gioielleria di famiglia a Milano.

Torregiani: «Stiamo parlando di dieci terroristi rossi»

Parlando con l’Adnkronos sottolinea: «Stiamo parlando di dieci ex terroristi rossi che tutti, o perlomeno quasi tutti, si sono macchiati di reati di sangue, cosa dobbiamo fare per evidenziare effettivamente il diritto di avere giustizia? Il problema non è che oggi si arrivi tardi, e si è ancora al punto di partenza, ma è che non si è mai fatto nulla di attivo ed energetico nei tempi in cui si potevano fare le cose. Evidentemente non siamo capaci di imporre i nostri diritti».

Alberto Torregiani: «Da quarant’anni nel dolore»

Alberto Torregiani si dice curioso di leggere ora le motivazioni della sentenza. «Vediamo quali sono le reali giustificazioni, la Corte francese ha anticipato che si è richiamata agli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ci si dimentica, tuttavia, che da questa parte ci sono da 40 anni le stesse famiglie immerse nel dolore». E poi: «Non posso far altro che appoggiare il pensiero di Mario Calabresi, ho percepito leggendo tra le righe, che è stanco anche lui di queste finte volontà di dare giustizia quando in realtà nessuno, né da una parte né dall’altra, l’ha resa possibile».

«Non c’è volontà e la domanda da porsi è di chi è la colpa?»

«Non c’è volontà – continua Torregiani – e la domanda da porsi è di chi è la colpa? Pensiamo ad un ribaltamento della situazione, cosa sarebbe successo se fosse stata la Francia a chiedere l’estradizione di un terrorista condannato nel Paese, si sarebbero forse fermati di fronte a un “no” dell’Italia? Credo sia giunto il momento di scuotere un pochino le acque».

 

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