Chiesti 5 anni per un tedesco di 101 anni: per l’accusa è un ex guardiano del lager di Sachsenhausen
La difesa ha chiesto l’assoluzione di Josef S., 101 anni, sotto processo vicino Berlino con l’accusa di complicità nell’omicidio di migliaia di internati del lager nazista di Sachsenhausen, dove sarebbe stato uno dei guardiani delle SS. Comparso nell’aula del tribunale di Brandenburg an der Havel, l’anziano imputato ha ripetuto di essere innocente.
Secondo l’avvocato della difesa, Stefan Waterkamp, l’uomo non era presente nel lager durante il periodo considerato dall’accusa, fra il 1942 e il 1945, ma lavorava come bracciante in una fattoria a Pasewalk, cento chilometri a nord est da Sachsenhausen. L’accusa si basa su documenti con il nome e la data di nascita dell’imputato per provare il suo ruolo come membro delle Ss e guardiano del campo. La pena richiesta è di cinque anni. La sentenza è attesa per domani.
L’anziano signor Josef parla di uno scambio di persona
Sotto il controllo delle SS naziste, Sachsenhausen fu uno dei più grandi campi di concentramento in Germania. In funzione fra il 1936 e il 1945, grazie alla vicinanza a Berlino veniva utilizzato anche per addestrare dirigenti e personale di altri lager e campi di sterminio. Vi furono rinchiuse 200mila persone, la metà delle quali morirono.
A Sachsenhausen deportati anche oltre 500 italiani
Tra gli oltre 200mila deportati dentro al campo di concentramento nazista di Sachsenhausen, c’erano anche tanti italiani e italiane. Più di 500 secondo la nuova ricerca storica di Claudio Cassetti, Iacopo Buonaguidi e Francesco Bertolucci, pubblicata nel libro “Gli italiani a Sachsenhausen” edito da Panozzo Editore con il contributo di Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti). Dal primo maggio una targa commemorativa, commissionata dall’ambasciata italiana di Berlino e Aned all’artista tedesca Anna Kaufmann, commemora i nostri connazionali: nel giorno in cui cade l’anniversario della liberazione del campo, la targa è stata inaugurata nel memoriale del campo di concentramento, al fianco di quelle fatte da altre nazioni in passato per ricordare il tragico vissuto dei loro deportati.