Via i Mussolini dalle liste di FdI? Campi replica ai discendenti del Duce: fate i conti col vostro cognome
12 Mag 2022 12:50 - di Redazione
Candidature “scomode”: il dibattito prosegue. Caio Giulio Cesare Mussolini aveva ieri replicato ad Alessandro Campi sul suo cognome che il professore si era augurato di non vedere più nelle liste di Fratelli d’Italia. La destra va bene solo se fa quello che vuole la sinistra, aveva osservato Caio Mussolini in una lettera a Libero, e aveva spiegato che prima di candidarlo Giorgia Meloni aveva visto il suo curriculum e aveva voluto incontrarlo. Come dire: non sono stato certo candidato in FdI solo per il mio cognome.
Oggi controreplica di Alessandro Campi con un lungo post sulla sua pagina Fb. “Diversamente da altri osservatori e analisti – scrive Campi – ho deciso di prendere sul serio Giorgia Meloni quando dice di voler dare vita ad un partito “conservatore” che nulla abbia più a che vedere – sul piano ideologico e sentimentale – col mondo del neo o post-fascismo. Proprio per questo m’è parso scontato consigliarle di non candidare più nelle liste di Fratelli d’Italia “i bisnipoti di Mussolini solo perché si chiamano Mussolini“.
Ricorda quindi l’obiezione di Caio Giulio Cesare Mussolini: “Mi ha rubricato tra i ‘nipotini di Stalin’ (addirittura…) e ha voluto ricordarmi che se fa politica non è per il cognome che porta ma per i suoi titoli: due lauree, tre lingue parlate, una lunga carriera come manager… Ma il problema – continua Campi – non è evidentemente questo. Le questioni più serie sono altre due. Dal punto di vista della destra politica, considero un errore politico – specie se si hanno ambizioni di governo – continuare in questo gioco fatto di palesi ammiccamenti ad un passato dal quale evidentemente si fatica a distaccarsi (gli avversari, va da sé, non aspettano altro). Alla destra italiana dovrebbe essere bastata la vacuità della parabola politica di Alessandra Mussolini, tornata giustamente allo spettacolo avendo nel frattempo prodotto solo confusione ed equivoci. Perché continuare a farsi del male?”.
“Riguardo invece gli esponenti del clan Mussolini, a cui nessuno ovviamente chiede di vergognarsi per il nome che portano o di non partecipare alla vita pubblica – conclude Campi – quello che ci si aspetterebbe da parte loro, giunti ormai alla terza-quarta generazione, è un atteggiamento meno vittimistico nonché una lettura del fascismo e della figura del loro avo che non sia il cumulo di banalità aneddotiche… Se per loro Benito Mussolini continua solo ad essere il nonno o bisnonno amato e mai conosciuto, del quale il massimo che si riesce a dire è che “amava l’Italia ed è stato un grande statista, peccato solo per le leggi razziali, che in fondo nemmeno voleva”, beh, basta questo per rendersi inadatti a qualunque ruolo o incarico politico, anche si dovessero parlare cinque lingue e avere dieci lauree. Non si tratta insomma di discriminare qualcuno in base al nome, ma a causa dell’incapacità a farci seriamente i conti sul piano storico e politico”.