Vaiolo delle scimmie, il virus incalza: nel Lazio 15 persone in isolamento. E ricomincia il valzer degli esperti
Il vaiolo delle scimmie continua la corsa al contagio. Lenta ma costante. Così, mentre i ricoverati allo Spallanzani rimangono 3, «in buone condizioni cliniche», dichiara l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, dall’Istituto Spallanzani arriva anche la conferma di un quarto caso di vaiolo delle scimmie in Italia: «Preso in carico ad Arezzo con un link di un viaggio alle Canarie». Pertanto, restando al bollettino odierno, fa sapere D’Amato, per infezioni sospette da vaiolo delle scimmie, «finora i casi posti in isolamento nel Lazio sono 15. Mentre i ricoverati allo Spallanzani rimangono 3, in buone condizioni cliniche». E naturalmente, in contemporanea con il report su virus e contagi, arrivano i pareri degli esperti, divisi tra allarme sì e allarme no, pro e contro il ricorso al vaccino… Vediamo allora di seguito, a mo’ di esaustivo paradigma, gli interventi di alcuni dei virologi al centro del dibattito in queste ore.
Vaiolo scimmie, Pregliasco: «Un vaccino esiste, valutare in base ai dati»
«Contro Covid-19 si è fatto in fretta a sviluppare un vaccino», anche se il Sars-CoV-2 era un virus prima ignoto, sottolinea a riguardo all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano. «Nel caso del vaiolo delle scimmie siamo avvantaggiati», prosegue l’esperto. Sia perché il virus è noto. Sia perché «già esiste un vaccino registrato, nonostante non sia ancora prodotto in grandi quantità. In base a come evolverà la situazione, dunque, si potrà valutare» se, e nei confronti di chi, procedere a una vaccinazione per contrastare i casi di “monkeypox” che si stanno registrando soprattutto in Europa. «In questo momento – conclude quindi l’esperto milanese – alla luce di quella che per ora resta una diffusione limitata, io credo che sia molto precoce pensare a una necessità di vaccinazione dei giovani». Cioè di coloro non coperti dalla vaccinazione contro il vaiolo umano, sospesa in Italia nel 1981, precisa tuttavia il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi.
Vaiolo scimmie, Gismondo: Il vaccino a giovani solo se quadro la situazione peggiorerà molto»
Diverso, e più condizionato, il ragionamento formulato sempre all’Adnkronos Salute da Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano. «Quello contro il vaiolo umano non è un vaccino senza effetti collaterali. L’idea di tornare a somministrarlo ora», per far fronte alla diffusione del vaiolo delle scimmie in molti Paesi soprattutto europei, «potrà essere presa in considerazione solo se la situazione dovesse peggiorare molto rispetto al quadro attuale». Questa la posizione espressa dalla dottoressa che poi specifica anche: la vaccinazione antivaiolosa, ricorda la Gismondo, «copre per circa l’85% le persone che la ricevono. E conferisce protezione anche nei confronti del vaiolo delle scimmie».
Vaccino anti-vaiolo, Gismondo: «In questo momento è prematuro parlarne»
E benché «la tenuta del vaccino somministrato molti anni fa andrebbe controllata», precisa l’esperta, «di solito l’effetto è per tutta la vita». Quindi, considerando che in Italia la somministrazione è stata ufficialmente abrogata negli anni Ottanta, «noi abbiamo una buona fascia di popolazione che dovrebbe essere abbastanza protetta. Teoricamente un’eventuale vaccinazione dovrebbe dunque essere indirizzata verso i giovani e i bambini». Ma, secondo la Gismondo, in questo momento è prematuro parlarne.
Vaiolo scimmie, Bassetti: «Corretto innalzare l’allarme. Servirà a intercettare casi»
E mentre le diverse scuole di virologi tornano a confrontarsi sull’allarme di una possibile nuova epidemia. E sul fronte vaccino sì o vaccino no, l’Oms parte una campagna di sensibilizzazione di tutto il mondo sanitario e medico. Una sollecitazione accolta da Bassetti, in nome del fatto che: «Se hai un caso sospetto, devi saperlo riconoscere». A riguardo, allora, Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, a sua volta contattato dall’Adnkronos Salute, spiega: «L’innalzamento del livello dell’emergenza per i casi di vaiolo delle scimmie deciso dall’Oms è corretto». Oltretutto, prosegue il virologo ligure, la conoscenza dei dati «ci consentirà di individuare prima i contagi. Isolarli e intervenire nel modo giusto».
Galli, emergenza internazionale? Atto dovuto’**
Un dato, quello dell’allamre elevato con l’Oms al rango di emergenza internazionale, che trova un inedito punto d’incontro tra il professor Bassetti e il collega Massimo Galli. Il quale, già direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano in merito all possibile decisione dell’Oms di classificare come emergenza sanitaria internazionale il vaiolo delle scimmie, ha dichiarato: «Elevare a emergenza internazionale il vaiolo delle scimmie? L’ipotesi dell’Organizzazione mondiale della Sanità credo sia un atto dovuto, fino a un ulteriore chiarimento della situazione. Non si può certo lasciar passare un fenomeno con queste caratteristiche senza lavorarci sopra, seppure non ci sono gli elementi di un allarme». Concludendo il suo commento con il sottolineare che: «Per poter rapidamente risolvere questo fenomeno, come tutti speriamo, bisogna gestire le cose al meglio. E lo strumento dell’emergenza sanitaria serve anche per allertare i sistemi sanitari di tutti i Paesi».
Vaiolo scimmie, Galli: «Tornare al vaccino è inutile. Il rapporto costo-beneficio è sfavorevole»
Mentre, sulla vexata quaestio vaccinale, Galli sostiene che, a suo parere, «non avrebbe nessun senso tornare al vaccino anti vaioloso. Non serve ora. Credo che la faccenda possa essere gestita in maniera diversa. Il rapporto costo-beneficio non è tale da reintrodurre un vaccino che, tra l’altro, non è una passeggiata gratis: ha una serie di effetti collaterali. E il rischio di questi effetti, bilanciato al rischio di prendere l’infezione, mi fa dire che non vale assolutamente la pena di vaccinarsi».
Semmai, per Galli serve «moltiplicare le attenzioni sui rischi sanitari»
Per Galli, invece, «è importante semmai andare a vedere da dove questa infezione parte. E seguire con molta attenzione i contatti. In questo modo si dovrebbe chiudere la vicenda in un tempo ragionevole. Mi auguro davvero che sia così. Se non sfugge qualcosa. E se le cose vengono fatte bene, non dovremmo avere grandi problemi, se non un ulteriore monito sul fatto che la natura va maneggiata con cura. Dobbiamo moltiplicare le attenzioni sui rischi sanitari».